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Per non dimenticare Celeste Fortunato

Il 25 luglio scorso è morta Celeste Fortunato. Scrittrice, educatrice e ambientalista di Taranto, impegnata al fianco di alcune associazioni nella lotta all’inquinamento e di tutela della salute. Per ricordarla, voci, notizie e dati sul disastro ambientale tuttora in corso nella sua città.
Pubblicato il 14 Settembre 2023
Ambiente, Materiali, Politica, Temi, Materiali

«L’importante è non perdere la parte di primavera che abbiamo nel cuore,
qualsiasi cosa accada»
Celeste Fortunato

Alessandro Marescotti, in un’intervista rilasciata nel febbraio 2023, così parla dei danni causati dall’Ilva di Taranto: «Ci rassegniamo a essere la città della diossina in cui non si può pascolare in certe aree, in cui il mar piccolo è contaminato e in quel punto pure le cozze lo sono. Ci rassegniamo a vivere nella città in cui bambini del quartiere Tamburi possono essere in pericolo e in cui le persone che vivono nei tre quartieri più vicini all’area industriale hanno una speranza di vita più bassa. Rassegnarci a questo significa rassegnarsi al male. Noi non vogliamo arrenderci»1.

Eco-pacifista, laureato in filosofia, docente di Italiano e Storia all’Istituto industriale Augusto Righi di Taranto, Alessandro Marescotti è tra i fondatori e presidente della rete telematica PeaceLink, e da anni è impegnato nella battaglia di informazione e denuncia del disastro sanitario e ambientale di Taranto e della sua provincia. Dall’esplosione dell’inchiesta “Ambiente Svenduto”avvenuta nel 2012 quando il GIP Patrizia Todisco, accogliendo la richiesta della Procura, dispone il sequestro senza facoltà d’uso dei sei impianti dell’area a caldo dell’Ilva, Marescotti cura un blog sulla testata webilfattoquotidiano.it, nel quale aggiorna i lettori sulla questione della gestione dell’acciaieria. Nel 2021 la sentenza della Corte d’Assise riconosce in gran parte corretto l’impianto accusatorio condannando a 22 e 20 anni di reclusione Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell’ex Ilva, per i reati di concorso in associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro.

A marzo 2023 esce in libreria il libro di Celeste Fortunato All’alba della primavera. Storia di un’avventura oncologica (G.C.L. edizioni, marzo 2023); Alessandro Marescotti ne cura la postfazione e scrive: «Celeste ha due meriti particolari: organizzare la resistenza e conservare la memoria. […] A questa capacità di organizzare la resistenza, con le mamme e i loro bambini, Celeste ha saputo associare la nobile arte della scrittura per conservare la memoria di un movimento civile nuovo e originale. Resistenza e memoria sono oggi alla base dei processi di lotta dei popoli che non si arrendono e che tramandano i propri ideali alle generazioni successive. […] L’ONU, dopo aver visitato in delegazione il quartiere Tamburi, ha scritto nel proprio rapporto: “Le zone di sacrificio spesso sono create dalla collusione di Governi e imprese. L’acciaieria Ilva di Taranto, in Italia, da decenni compromette la salute delle persone e viola i diritti umani”. In questo libro Celeste lancia infatti un nuovo appello a resistere e, al tempo stesso, a fare memoria»2.

Il 5 maggio 2022 la Corte europea dei diritti dell’uomo si pronuncia sulla situazione relativa all’inquinamento causato dall’attività industriale del sito “ex-Ilva” di Taranto con quattro sentenze (Ardimento e altri c. ItaliaBriganti e altri c. ItaliaA.A. e altri c. ItaliaPerelli e altri c. Italia) con cui i giudici di Strasburgo condannano – nuovamente – lo Stato italiano per violazione degli articoli 8 (diritto alla vita privata) e 13 (diritto a un ricorso effettivo) della Convenzione. «Giudizi che arrivano a distanza di tre anni dalla prima pronuncia della Corte europea relativa al caso Cordella e altri c. Italia, del 24 gennaio 2019, la cui procedura di esecuzione è ancora pendente dinanzi al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa. Da qui le ulteriori decisioni della Corte di Strasburgo: nelle sue motivazioni, infatti, la stessa ha osservato come dal rapporto relativo alla riunione del Comitato del marzo 2021 risulti che le autorità nazionali abbiano omesso di fornire precise informazioni riguardanti l’attuazione effettiva delle misure di risanamento ambientale; il che ha contribuito a determinare i giudici europei per una nuova sentenza di condanna, in cui l’Italia viene ancora una volta esortata a porre in essere, nel più breve tempo possibile, tutto quanto necessario a risolvere la crisi ambientale e sanitaria in atto.

«Come nel caso Cordella e altri c. Italia, i quattro nuovi giudizi traggono origine dai ricorsi proposti da cittadini residenti nel capoluogo ionico e da lavoratori dell’acciaieria, i quali hanno contestato allo Stato italiano di non aver adottato le misure necessarie a tutelare l’ambiente e la loro salute, nonché l’assenza di effettive vie di ricorso giurisdizionale attraverso cui far valere la mancata attuazione delle misure di risanamento ambientale delle zone contaminate. Inoltre, i ricorrenti hanno sostenuto di aver subito trattamenti inumani e degradanti, in violazione dell’articolo 3 della Convenzione, in ragione delle loro condizioni di lavoro, dell’esposizione ad agenti inquinanti e delle patologie tumorali che ne sono derivate»3.

Il 5 gennaio 2023 il Governo ha varato il decreto Salva Ilva4, che sostanzialmente garantisce la continuità dell’attività produttiva anche quando dovessero emergere criticità ed emergenze dal punto di vista dell’inquinamento. In palese contrasto con la Costituzione, in particolare con l’articolo 41, si stabilisce che gli impianti non possono essere oggetto di sequestro e di misure interdittive perché basterà impegnarsi a adottare un semplice e indefinito modello organizzativo, idoneo a garantire un generico bilanciamento tra continuità produttiva e tutela della salute. Nel comunicato del Governo si legge che: «Nel caso in cui sussistano i presupposti per l’applicazione di una sanzione interdittiva che possa determinare l’interruzione dell’attività dell’ente il giudice, in luogo dell’applicazione della sanzione, dispone la prosecuzione dell’attività dell’ente tramite un commissario»5.

Maurizio Rizzo Striano, legale dell’associazione Genitori Tarantini ETS, sostiene che «il decreto si pone tre obiettivi del tutto diversi: il primo è quello di sottrarre alla magistratura ogni potere di intervento, il secondo è quello di superare l’ostacolo del mancato dissequestro e della confisca pronunciata dalla Corte di Assise, il terzo è quello di stroncare le nuove inchieste in corso a Taranto»6.

Durante un incontro pubblico con il Prefetto di una delegazione del Coordinamento Taranto che si batte contro il nuovo scudo penale (istituito appunto con il Decreto Legge appena citato), Celeste Fortunato denuncia che «ci sono tante ricerche che dimostrano come a Taranto, man mano che ci si avvicina al polo industriale, l’inquinamento e l’eccesso di mortalità aumentano. È impossibile dimenticare il piccolo Lollo Zaratta7 che è morto a soli cinque anni e nel cui cervello sono state trovate tracce di metalli pesanti, assunti probabilmente già in fase di gestazione dalla mamma che lavorava nel quartiere Tamburi. Quartiere nel quale io ho vissuto dieci anni e che conosco quindi benissimo, ed è stato assediato dall’inquinamento. I nostri figli hanno vissuto anni tormentati. Noi mamme non siamo come le mamme di tutt’Italia, perché abbiamo continuamente paura che i nostri figli si ammalino. Io sono arrivata al punto di ringraziare il Signore che sia capitato a me e non a mio figlio. […] Ci fu una ricerca e ci chiesero di raccogliere campioni di latte. Nel quale trovarono tracce di diossina. Quindi io da mamma ero combattuta. E non sapevo cosa fare. E mi dissero di continuare comunque ad allattare perché avrei trasmesso a mio figlio le difese immunitarie. Però immaginate che cosa significa tutto questo. Ci sono livelli altissimi di infertilità, di endometriosi, per non parlare dei bambini che sono nel reparto oncologico dell’ospedale. Bambini che muoiono, e ne sono morti tanti insieme ai nostri lavoratori. Ogni azienda risponde ai propri lavoratori se succede qualcosa. È tenuta a farlo. Quindi anche il nostro siderurgico è tenuto a rispondere degli eventuali danni che può procurare. Quindi concedere lo scudo penale, e lo dico da cittadina e da mamma, significa condannare ulteriormente questa città che già da sessant’anni subisce tanto, e che è allo stremo delle sue forze e non ce la fa più. Respiriamo la stessa aria, cittadini e lavoratori»8.

Il Prefetto di Taranto, Demetrio Martino, a conclusione dell’intervento, si è avvicinato a Celeste Fortunato e le ha stretto la mano; sostenuta dalla sorella, l’attivista si è allontana in auto fra due ali di manifestanti che la applaudivano.

Dalla data del 26 luglio del 2012, in cui la magistratura tarantina sequestrò senza facoltà d’uso gli impianti dell’area a caldo dell’acciaieria più grande d’Europa, allora di proprietà dei Riva, si sono succeduti otto governi, cambi di proprietà, commissari vari, procedimenti giudiziari, infortuni anche mortali sul lavoro. Per salvaguardare lavoro e ambiente sono stati giustificati tanti decreti Salva-Ilva. In questi 11 anni non si è salvaguardato il lavoro – migliaia sono stati i lavoratori messi in cassa integrazione –, la salute e tantomeno l’ambiente, lo dimostrano vari e autorevoli studi epidemiologici oltre che i recenti episodi di picchi di benzene cancerogeno o la particolare patogenicità delle polveri originate dallo stabilimento siderurgico. Finora non è stato presentato un piano industriale che dia garanzie sul fronte ambientale, sanitario e lavorativo. Attualmente lo stabilimento è governato da Acciaierie d’Italia, una società mista pubblico-privato che comprende la multinazionale anglo-indiana Arcelor Mittal (con quota di maggioranza) e la partecipata dello Stato italiano Invitalia (con quota di minoranza destinata a diventare maggioranza nel 2024). Il decreto già citato si occupa anche di elargire, senza alcuna condizionalità, 680 milioni di euro, già prontamente erogati, destinati a pagare i debiti dell’azienda soprattutto con le aziende fornitrici del gas Eni e Snam. Sono “finanziamenti in conto soci” che potranno essere convertiti in aumento di capitale sociale da parte del socio pubblico.

Grazie ai fondi del Pnrr si pensava di riuscire a mettere in sicurezza gli impianti dell’ex Ilva, ma tra i 16 miliardi di euro di progetti de-finanziati dal Piano di ripresa e resilienza c’è pure quello che prevedeva la “decarbonizzazione” dell’impianto tarantino. Il miliardo di euro previsto dal Pnrr e destinato al progetto dell’impianto di preridotto9, secondo quanto dichiarato dal ministro dell’Ambiente e confermato nel dossier di monitoraggio dell’attuazione del Piano, verrà spostato sui Fondi di sviluppo e coesione, procurando un ulteriore rinvio al progetto.

Rosy Battaglia, giornalista d’inchiesta, regista e formatrice, è ideatrice di Cittadini Reattivi, progetto di civic journalisme sito di crowdmappingsu Salute, Ambiente e Legalità. Dopo i lavori La rivincita di Casale Monferrato del 2018 (menzione speciale al Turin Underground Cinefest) e Io non faccio finta di niente del 2021 (selezionato come uno tra i migliori film ambientali italiani da Cinemambiente 2021 e al Clorofilla Festival 2022) che approfondiscono le lotte civiche di Brescia10 si sta dedicando a un nuovo progetto, il documentario Taranto chiama, un viaggio/inchiesta (destinato a essere realizzato proprio dall’Associazione Cittadini Reattivi) che parte da Trieste per giungere a Taranto. Si tratta di una produzione indipendente, per cui è aperta, e in corso dal 19 settembre 2022, una campagna di crowdfunding su Produzioni dal Basso, a cui tutti possono partecipare come co-produttori11. I fondi raccolti nel crowdfunding andranno a sostenere la produzione vera e propria, con il completamento di interviste e riprese, la promozione e la distribuzione del documentario che verrà presentato il prossimo anno.

Qualche dato epidemiologico su Taranto:

600 casi di mesotelioma nel periodo dal 1993 al novembre 2021 (complessivamente in Puglia negli ultimi venticinque anni sono stati censiti 1.600 casi di mesotelioma – 1.191 fino al 2015 – di questi il 40% soltanto a Taranto);

400% in più di casi di cancro tra i lavoratori impiegati nelle fonderie ILVA;

50% di casi di cancro in più anche tra gli impiegati dello stabilimento, che sono stati esposti solo in modo indiretto;

500% di casi di cancro in più rispetto alla media della popolazione generale, della città di Taranto, non impiegata nello stabilimento.

Inoltre, il tasso di incidenza del cancro, dell’intera città di Taranto, è superiore alla media di tutte le altre città italiane.

Sintesi dei dati epidemiologici in ordine alla città di Taranto, fino al novembre 2021: una stima di circa 2.140 decessi su circa 200.000 abitanti.

Note

1 Daniel Tarozzi, Taranto zona di sacrificio: “Non dobbiamo rassegnarci a convivere con il male” – Io Faccio Così #375, 23 febbraio 2023, in Italia che cambia. Un viaggio lungo 10 anni, https://www.italiachecambia.org/2023/02/taranto-zona-di-sacrificio/ [data di visualizzazione: 5 agosto 2023].

2 Alessandro Marescotti, Comunità di resistenza e archivi di memoria, estratto dalla postfazione al libro di Celeste Fortunato, All’alba della primavera: storia di un’avventura oncologica, G.C.L., 2023, in PeaceLink. Telematica per la pace, 27 luglio 2023, https://www.peacelink.it/lds/a/49581.html [data di visualizzazione: 5 agosto 2023].

3 Matteo Greco, Il caso “ex-Ilva” ritorna davanti la Corte europea dei diritti dell’uomo: quattro nuove condanne per l’Italia, in Diritti Comparati. Comparare i diritti fondamentali in Europa, 26 luglio 2022, https://www.diritticomparati.it/il-caso-ex-ilva-ritorna-davanti-la-corte-europea-dei-diritti-delluomo-quattro-nuove-condanne-per-litalia/ [data di visualizzazione: 5 agosto 2023].

4 Decreto Legge 5 gennaio 2023, n. 2: “Misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale”.

5 Ibidem.

6 Francesco Bevilacqua, Decreto Salva Ilva: il Governo sacrifica di nuovo la gente di Taranto sull’altare degli interessi economici, 2 gennaio 2023, in Italia che Cambia. Un viaggio lungo 10 anni, https://www.italiachecambia.org/2023/01/decreto-salva-ilva-taranto/ [data di visualizzazione: 5 agosto 2023].

7 Con l’accusa di omicidio colposo per la morte nel 2014 per un tumore al cervello di Lorenzo Zaratta, di Taranto, sei persone, dirigenti ed ex dirigenti dell’ex Ilva, saranno processati a partire dal prossimo mese di ottobre. Lo ha deciso la Corte d’appello di Lecce accogliendo il ricorso presentato dal sostituto procuratore Mariano Buccoliero e dai familiari del bimbo contro la sentenza di non luogo a procedere del GUP Pompeo Carriere del 12 luglio 2022. Per l’accusa gli imputati consentirono «la dispersione di polveri e sostanze nocive» con condotte che avrebbero contribuito a provocare «una grave malattia neurologica al piccolo».

8 Redazione PeaceLink, La testimonianza di Celeste Fortunato, 17 luglio 2023, in PeaceLink. Telematica per la pace, https://www.peacelink.it/ecologia/a/49347.html [data di visualizzazione: 5 agosto 2023].

9 Si tratta di un tipo di lavorazione che riduce (non elimina) l’impatto ambientale dell’attività produttiva.

10 I documentari raccontano la lotta contro Eternit della comunità di Casale Monferrato, culminata con l’inaugurazione del parco EterNOT e un premio destinato a chi si batte contro l’amianto nella provincia di Brescia, la Terra dei Fuochi del nord, dove il 10 aprile 2016 insieme ai sindaci oltre 15 mila cittadini hanno chiesto di risanare il territorio con la storica manifestazione #BastaVeleni. E poi con la bonifica della scuola Grazia Deledda a Brescia, contaminata dai veleni della Caffaro, dove i bambini, dopo 10 anni, hanno potuto tornare a giocare sull’erba e non più sul cemento.

11 Il progetto vede tra i sostenitori Fnsi e Teamdev, con il patrocinio dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti e il contributo straordinario del Premio Marcellino de Baggis con Articolo 21, PeaceLink, Genitori Tarantini, Comitato Cittadini e lavoratori Liberi e Pensanti, Comitato Donne e Futuro per Taranto Libera, Afeva, Basta Veleni, ISDE Italia – Medici per l’ambiente, Centro Studi Sereno Regis, Medicina democratica, Osservatorio per la comunicazione e l’informazione nella PA in Italia e in Europa dell’Università degli Studi di Salerno, Fondazione Finanza Etica. I media partner sono invece La Nuova Ecologia e Greenme. Al raggiungimento del 90% dell’obiettivo, il progetto riceverà il 10% di contributo dal Fondo del Microcredito e Crowdfunding di Etica Sgr e Banca Etica.

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