Idee, L’attuazione della legge gelmini

Marco Lautizi Ag. Toiati Protesta Universita' La SapienzaIn Parlamento si torna a discutere della legge Gelmini. Giovedi 14 luglio la Commissione Cultura ha esaminato il primo dei numerosi decreti attuativi, quello relativo alle procedure di abilitazione dei professori universitari.

Un decreto chiama l’altro, ma i concorsi restano bloccati.

Arriva già con grande ritardo, più del doppio del tempo previsto. Ma non fatevi illusioni che si possano sbloccare i concorsi; il decreto definisce solo alcuni aspetti formali della procedura e non è immediatamente attuativo. Ci sarà bisogno di altri decreti che definiscano la sostanza del processo, in particolare gli aspetti più complessi e delicati: i criteri di valutazione e i settori concorsuali. Tali procedure andrebbero attivate entro 90 giorni, secondo quanto è scritto solennemente nel testo; ma è poco credibile in quanto anch’esso è arrivato in Parlamento avendo già superato di gran lunga la medesima scadenza. Un decreto chiama l’altro, ma non sono ciliegie. E’ una sequela di atti burocratici con l’unico scopo di fare melina e tenere bloccati più a lungo possibile i concorsi – sono passati ormai tre anni e il blocco potrebbe durare per l’intero mandato della ministra – per consentire al sistema di assorbire i tagli di Tremonti. A conferma c’è la vicenda dei concorsi a professore associato, presentata dalla propaganda governativa come generosa concessione ai ricercatori. Sono passati sette mesi e il ministero non è stato ancora in grado di assegnare i fondi agli atenei. Tutto è fermo nei cassetti ministeriali e invece si potrebbero utilizzare quei fondi almeno per gli idonei del vecchio ordinamento concorsuale.

Mentre si scrivono nuovi decreti rimangono inattuati quelli già approvati! Ad esempio, nel 2008 è stata istituita l’Anagrafe dei professori e dei ricercatori e già da tempo sono state messe a punto le relative procedure informatiche. Al ministero non sono bastati tre anni di tempo per autorizzare l’attivazione. Viene il sospetto che la ministra ci abbia ripensato o forse non si sia resa conto della portata dello strumento quando fu istituito con un emendamento Senato. Oggi renderebbe visibile la quota del 10-20% di professori inattivi scientificamente, che spesso sono anche quelli più direttamente impegnati nella erogazione dei finanziamenti e nella frequentazione dei corridoi ministeriali.

Non solo, l’Anagrafe andrebbe attivata e, a mio avviso, anche potenziata con una prima griglia di valutazione che almeno classifichi i prodotti scientifici per grandi categorie di qualità, dall’articolo di grande impatto internazionale alla semplice dispensa. A partire da questa base elementare le commissioni esaminatrici potrebbero svolgere poi un’analisi qualitativa più mirata. Si avrebbe il vantaggio di utilizzare questi dati per tutte le altre attività di valutazione, dagli scatti di anzianità, alle chiamate di ateneo, alla ripartizione dei fondi, ecc., senza ricominciare sempre daccapo. Non sarebbe necessario riprodurre ogni volta tutte le copie cartacee e si semplificherebbero i problemi di privacy e di diritto d’autore. Nella Commissione Cultura della Camera il Pd ha votato contro la proposta di decreto perché si tratta di un prodotto burocratico che rinvia le decisioni veramente importanti per l’attivazione delle abilitazioni. E il rinvio dei criteri di valutazione e dei settori è solo un trucco del governo che vuole inserire questi argomenti in successivi provvedimenti esclusi dall’obbligo del parere parlamentare.

Abbiamo presentato un parere alternativo (a prima firma Ghizzoni) impegnando il governo a predisporre un nuovo testo contenente tutti gli elementi necessari per un’immediata attuazione delle procedure di valutazione. Con l’occasione abbiamo chiesto l’immediata attuazione dell’Anagrafe e del riparto dei fondi per i concorsi ad associato. Almeno questi impegni sono stati recepiti nel parere di maggioranza. Abbiamo anche proposto di semplificare molte procedure. Ad esempio, non ha alcun senso imporre un bando per l’abilitazione che – vale la pena ripeterlo – non è un concorso e quindi non comporta la comparazione tra candidati. Questi potrebbero essere autorizzati a presentare domanda in qualsiasi momento, quando ritengano di aver accumulato i titoli sufficienti. Con le nostre proposte si sarebbero accorciati i tempi e avremmo ottenuto una discussione trasparente sui contenuti. È passato il testo della maggioranza, ma come opposizione continueremo a vigilare sulle tappe successive.

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