Il 28 giugno scorso ha preso il via l’iter delle elezioni primarie con cui il Partito socialista francese sceglierà il suo portabandiera per le prossime presidenziali, previste per il maggio del 2012. Le candidature saranno depositabili solo fino al 13 luglio, mentre le votazioni si svolgeranno a doppio turno il 9 ed il 16 ottobre. Seguirà, a novembre, il rito di investitura ufficiale del vincitore.
Per i socialisti francesi il ricorso alle primarie per la designazione del candidato all’Eliseo non è una novità degli ultimi anni, come per la sinistra italiana, né una tradizione consolidata, come per gli americani. Il debutto di questo meccanismo di selezione del “presidenziabile” risale al 1995. Nell’ottica di una comparazione con il caso italiano, è utile osservare regole, protagonisti e modalità del confronto.
Per quanto riguarda l’elettorato attivo, la via socialista prevede primarie aperte, cui sono chiamati a partecipare gli iscritti alle liste elettorali e i minori che avranno diciotto anni nella primavera del 2012. Similmente a quanto accade in Italia ciascun votante dovrà versare un euro e firmare una dichiarazione in cui attesta di essere elettore del partito e di aderire ai “valori della sinistra”.
L’accesso alla candidatura è invece disciplinato da un sistema di patrocinio fondato sulla regola del 5%. Ogni aspirante deve infatti essere sostenuto dal 5% dei parlamentari socialisti, oppure dei membri titolari del consiglio nazionale del partito, o dei consiglieri regionali o generali socialisti. O, infine, dei sindaci socialisti in comuni oltre i 10mila abitanti
Per il finanziamento della campagna ogni candidato disporrà di una dotazione di 30mila euro. Ad oggi non è stato ancora stabilito se i concorrenti si affronteranno in un meeting pubblico o in un dibattito televisivo, eventualità che per ora incontra i favori della sola Ségolène Royal. In ogni caso, i candidati sembrano condividere l’esigenza di impostare la dialettica evitando colpi bassi che possano danneggiare la “causa comune”. A questo scopo si sono impegnati a firmare una carta etica per “una campagna costruttiva e leale, centrata sulle idee e le proposte” e che proibisca “qualsiasi azione o dichiarazione denigratoria nei confronti degli altri candidati”. A vigilare sul rispetto del patto sarà una “alta autorità” formata da tre saggi.
Sono già iniziate le grandi manovre per la formazione degli schieramenti a supporto dei candidati. Su questo punto, c’è da dire che nonostante gli ultimi aggiornamenti sul caso Strauss-Kahn, resta altamente improbabile che il destino processuale dell’ex direttore del Fmi possa chiarirsi in maniera talmente rapida da incidere sulla competizione determinando il rientro in corsa di quello che, fino a due mesi fa, era il principale favorito. In prima fila si posizionano dunque il segretario Martine Aubry, François Hollande e, come accennato Ségolène Royal. Gli outsider sono invece Arnaud Montebourg e lo strausskahniano Manuel Valls. Lo scontro, oltre a coinvolgere persone dalle diverse sensibilità politico-culturali, riguarda la contrapposizione tra il modello della democrazia dei partiti e quello della democrazia plebiscitaria, tipico della Francia nella Quinta repubblica e alimentato dal dispositivo delle primarie.
Al primo profilo aderisce bene il segretario Aubry, sostenuta da 70 deputati, poco più di un terzo della rappresentanza socialista all’Assemblea nazionale. E in parte François Hollande, ex segretario del partito che pure può contare, stando i sondaggi, su una consistente sostegno d’opinione.
Il secondo, invece, combacia con l’approccio adottato dagli outsider. Arnaud Montebourg, parla di “capitalismo cooperativo e mutualista” e accusa Hollande a la Aubry di essere espressione del passato e dell’apparato. Manuel Valls, invece, si propone con un’immagine casual e giovanile, in linea on il profilo dell’homo novus al di sopra dei partiti, e mostra particolare interesse per il tema della sicurezza. La Royal, che outsider non è, essendo stata candidata nel 2007 ed essendo attualmente appoggiata da circa 10 deputati, si presenta come tale. E ha dichiarato nella sua dichiarazione di candidatura che “le primarie non si preparano come un congresso”, ossia prestando attenzione alle logiche interne al partito e agli equilibri correntizi.
In effetti, nelle precedenti edizioni delle primarie, i candidati maggiormente sostenuti del partito hanno dovuto subire cocenti ed impreviste sconfitte. Nel ’95 Henri Emmanuelli, segretario del Ps, perse con Jospin. Nel 2006, la stessa Ségolène Royal ha battuto Strauss-Kahn e Fabius, più forti dentro al partito ma sfavoriti dall’ “apertura” delle primarie. Che ancora una volta, potrebbe confermarsi un fattore di momentaneo rafforzamento della leadership a detrimento della solidità del partito a lungo termine.

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