Il monologo di Scurati è andato in diretta in diverse trasmissioni e telegiornali. Ed è un bene perché dice una cosa molto importante. Però anche noi dobbiamo dirci una cosa importante. Vediamo le due cose in ordine.
1) Scurati ha il grandissimo merito di uscire da quell’antifascismo liberal-conservatore preponderante in Italia, quello per il quale il fascismo è un male perché ha fatto le leggi razziali e la guerra a fianco a Hitler. Questa impostazione liberale di fatto perdona al fascismo 16 anni di crimini contro le libertà, gli oppositori, i lavoratori, le donne. È una impostazione classica, viene dai grandi apprezzamenti di Churchill e altri liberali verso Mussolini e il suo regime. E strizza l’occhio alle destre israeliane che con i nuovi postfascismi ci si trovano benissimo da molti anni. Scurati ha il merito di ricordare che il fascismo è stato criminale dall’inizio alla fine.
2) Qui la questione per me fondamentale, perché da questa dipende cosa dobbiamo fare. Scurati chiude dicendo che finché i postfascisti non si dichiarano antifascisti, il fantasma del fascismo non se ne va. Per affrontare questo tema dobbiamo metterci gli occhiali della storia contemporanea e levarci quelli della polemica politica quotidiana. Meloni e la sua banda hanno chiarito più volte che loro non si dichiarano antifascisti, prendono le distanze dal regime (e da tutti i regimi aggiungono, alludendo al comunismo) ma non si dicono antifascisti, perché per loro l’antifascismo è una caratterizzazione politica a sinistra e non solo una dichiarazione di democrazia. Avendo ribadito più volte questa cosa, la domanda è: ha ancora senso continuare a chieder loro ogni giorno questa professione di antifascismo?
Per rispondere dobbiamo capire due cose, di cui la seconda è fondamentale. La prima è che FdI nasce rompendo con Fini proprio sulla questione antifascismo: Fini si era spinto troppo in là, Meloni e La Russa quadrano sull’identità post MSI, sull’antifascismo non possono convenire, possono spingersi al massimo sull’a/fascismo. Loro esistono per questo e su questo. Chiedergli di togliere la fiamma dal simbolo e di dirsi antifascisti equivale a chiedergli di sciogliersi e di ritornare ad AN. Il che è esattamente come chiedere a Rifondazione Comunista di sciogliersi ed entrare nel PD.
Ma la seconda questione è fondamentale: dobbiamo prendere atto (purtroppo) che dopo l’89 cambiano le costituzioni materiali europee, antifasciste e socialdemocratiche. Quei paradigmi costituzionali che si trasformano in realtà sociali e politiche crollano insieme al muro di Berlino. La costituzione materiale reale europea è ora quella dell’equiparazione tra nazifascismo e comunismo (sottoscritta da tutti in una dichiarazione UE) e in una generica condanna dei “totalitarismi”, oltre che in un prevalere del mercato sulla società. Crollato il muro, non importa più che l’URSS facesse parte della coalizione con gli angloamericani, non conta più che le resistenze italiane, francesi, greche, jugoslave fossero a maggioranza comunista, di comunisti che lottavano per la libertà e la democrazia. Crollato il muro questo non conta più. Dopo il 45 l’Europa si è costituita politicamente sull’antifascismo, dopo l’89 sull’anticomunismo parificato all’antifascismo, in un generico antitotalitarismo. Le guerre ridisegnano sempre gli scenari, la guerra fredda non fa eccezione (questo è alla base della guerra in Ucraina).
Così dal 45 all’89 il MSI è sempre dovuto stare al di fuori dell’arco costituzionale e dopo l’89 (cambiando nome) no, e oggi quel neo/post-MSI che è FdI governa, e non deve dirsi antifascista. Basta che si dica contro tutti i regimi.
È caduto il tabù storico del nazifascismo come male assoluto. Ora il nazifascismo è un male relativo. Giorgia Meloni può dire che condanna il fascismo esattamente come condanna il comunismo.
Poco importa, anzi non importa proprio niente, che nel nostro paese il fascismo abbia tolto la libertà e il comunismo l’abbia riportata. Dopo l’89 questa non è più verità storica. Non importa che in tutto il mondo il comunismo, proprio come il cristianesimo e l’illuminismo, abbia portato orrori e meravigliose liberazioni mentre il nazifascismo solo orrori. Dopo l’89 non conta. Nessuno ricorderà più quella elementare verità detta da Vittorio Foa al missino Pisanò al Senato: “Quando avevate vinto voi io ero andato in galera, poi abbiamo vinto noi e tu sei andato in Senato, la differenza è tutta qua”. Tutto questo non conterà più.
Dobbiamo renderci conto di questo dato di fatto, rafforzato dalla nuova guerra fredda per la quale agli angloamericani sono essenziali polacchi e baltici, certamente più anticomunisti che antifascisti, come la banda Meloni. Voglio dire che Meloni sta perfettamente nello spirito dei tempi. Dopo l’89 la costituzione reale europea è cambiata e pian piano sono cambiate quelle formali nei vari Paesi. Meloni al governo e riforma istituzionale Meloni sono gli ultimi due passi di un processo neocostituente che parte dall’89 e passa per una guerra fatta dall’ex comunista D’Alema all’ex comunista Milosevic, per lo smantellamento dell’economia mista, per i tantissimi governi tecnici, per lo sdoganamento di postmissini e leghisti in una cornice di atlantismo piduista fatto da Berlusconi, per la cessione di sovranità da istituzioni democratiche nazionali a istituzioni sovranazionali non sottoposte a controllo popolare. Il passaggio di Meloni è solo l’ultimo e definitivo passo di questo processo storico iniziato nell’89.
Per questo trovo che abbia poco senso chiedere ogni giorno questa professione di antifascismo. Meloni non la farà e sarà nel pieno della legittimazione (di questo nuovo quadro che descrivo) a non farla. Basta la dichiarazione di un generico antitotalitarismo e il bacetto in fronte di Biden è garantito.
Prendere atto di questa situazione serve per riprogrammare tutta un’altra politica di opposizione/ricostruzione che parta dallo stato reale presente e non stia con la testa rivolta a un passato che è ormai passato. Era un passato migliore, questo presente ha fatto enormi passi indietro rispetto a quel passato. Ma dobbiamo saperlo per sapere cosa fare oggi e domani.
Magari dovremmo discutere di questo in prossimità di un 25 aprile che si annuncia disastroso sotto tutti i punti di vista.
Leggi anche l’articolo di Ida Dominijanni “Lo scongiuro anti-antifascista“, pubblicato su questo sito il 24 aprile 2023.
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