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La famosa frase di Gramsci sul pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà è tanto citata quanto poco compresa nel dibattito corrente sulla guerra in Ucraina. Gramsci non scrive per i baci perugina, la sua frase è una indicazione dì filosofia politica: dice che l’analisi deve essere fatta con metodo realista, ispirato alla corrente del realismo politico (da Machiavelli a Weber, da Pareto a Schumpeter) mentre la proposta, basata a questa analisi, deve ispirarsi all’idealismo politico (da Kant in giù), cioè all’aspirazione universale degli umani alla giustizia. Che è una forza che muove le cose della storia tanto quanto gli interessi materiali.

È su questo punto che non ci capiamo oggi.

Realismo e idealismo sono due correnti che in filosofia politica, nonché nella politica concreta, si fronteggiano e si combattono. Il marxismo è un tentativo di metterle insieme, e la frase di Gramsci lo segnala: analisi scientifica del capitale e dei rapporti di forza (realismo) seguita da proposta idealista (socializzazione degli apparati produttivi e condivisione della ricchezza prodotta).

Oggi si ragiona al contrario: si fa una analisi idealistica/valoriale (democrazie contro dittature) e una proposta realista, la guerra (da sempre il massimo del realismo politico, ma alla Schmitt).

Se l’analisi si fa partendo da assunti idealistici (le democrazie contro le dittature, i saggi contro i pazzi, i buoni contro i cattivi) non solo non si riescono a spiegare le cose (pensate alla storia analizzata così, funzionerebbe? Avrebbe serietà analitica una storiografia che parlasse di Pompeo pazzo contro Cesare savio? Di Maria Stuarda cattolica buona contro la perfida luterana Elisabetta, o viceversa a seconda che siamo cattolici o luterani?), ma soprattutto non sono consentite mediazioni: se da una parte c’è il bene e dall’altra il male, allora non solo non è possibile ma non è proprio neanche giusto mediare, trattare, giungere a compromessi.

Questo tipo di analisi dice delle verità: è vero che Putin è un autocrate a capo di un sistema oligarchico-criminale, è vero che ha aggredito uno Stato sovrano e confinante in barba al diritto internazionale, è vero che in Europa ci sono democrazie e stati di diritto (ma ricordiamoci che fino a ieri ci scagliavamo contro i governi sovranisti della Polonia e dell’Ungheria), è vero che l’Ucraina ha il diritto di scegliersi l’alleanza militare e gli armamenti che vuole. Si tratta di capire però se nella geopolitica queste verità siano spiegazioni plausibili dei comportamenti dei diversi attori. E qui appunto serve la storia, perché se lo fossero i democratici USA avrebbe lasciato i missili a Cuba sovrana e non avrebbe mai favorito il golpe militare contro un presidente democraticamente eletto, dai cileni sovrani, come Allende.

Cosa voglio dire? Che nella geopolitica i comportamenti dei grandi e piccoli attori si spiegano invece con l’analisi realistica: per la Russia gli interessi strategici in Europa, sul suo fronte occidentale, sono sempre all’incirca gli stessi, sia che governino gli zar, Stalin o Putin (che su questo ha criticato perfino Lenin, ultimo bolscevico ad usare realismo e idealismo cedendo il bene tattico dei territori per il bene superiore della pace; da Stalin in poi resta solo il realismo). Come sono gli stessi per gli Stati uniti, che governi Obama o che governi Trump (il quale infatti in quattro anni di mandato non ha ascoltato nessuna richiesta di Putin, che la propaganda voleva suo amico, sull’Ucraina e la Nato).

Se non si usa questo realismo nell’analisi diventa impossibile proporre soluzioni di giustizia, cioè una mediazione e un compromesso per il bene superiore della pace e della libertà. Se si parte da una analisi idealista (bene vs male) diventa pensabile solo la soluzione giustizialista: la fine del dittatore e il trionfo del bene, costi quel che costi. E non è un caso che questo costo lo sopportino in parte massima gli Ucraini, in parte media gli altri Europei e in parte minima gli Americani, cioè uno dei due grandi attori della tragedia in corso.

I neoliberali, soprattutto di parte democratica, adottano il principio filosofico-politico dell’ottimismo della ragione (idealismo del bene vs male) e del pessimismo della volontà (la guerra). Dobbiamo ancora una volta opporre loro il pessimismo della ragione (l’analisi scientifica della geopolitica) e l’ottimismo della volontà: l’obiettivo della pace.

Un commento a “Ucraina. Gramsci usato al contrario”

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