Femminismo, Politica, Temi, Interventi

Talvolta la verità emerge nitida e fulgente. Farsela sfuggire in questi rari casi sarebbe una mistificazione, un passo falso; offuscarla un’occasione perduta.

La marea strabordante di persone che il 25 novembre ha inondato Roma e molte altre città italiane per la Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere ha ripudiato a gran voce ogni ulteriore residuo, ogni scoria e ogni fantasia, tradizionalista o ammantata di originalità, di pensiero e pratica patriarcale. La valanga umana che si è riservata per ore nelle strade gelide della Capitale, incontenibile a tal punto da creare ondate successive di cortei spontanei, ha risposto alla chiamata femminista e transfemminista di Non Una di Meno. NUDM è un soggetto imprevisto, femminista e transfemminista, autorganizzato, autofinanziato, assembleare, articolato in nodi territoriali che si confrontano in incontri nazionali in spazi come Lucha y Siesta, la Casa delle donne, punto di riferimento della lotta contro la violenza sessista che da anni è costretta a difendersi da varie istituzioni dimentiche dei loro obblighi, quando non animate da sentimenti di rivalsa per chi colma con intelligenza e dedizione le voragini in cui troppe donne rischiano ancora di essere risucchiate.

In un paese in cui gli spazi di intermediazione politica sono in crisi da decenni, in cui ogni forma di conflitto o persino di critica costruttiva viene delegittimata e irrisa, in cui il dibattito pubblico è sempre più asfittico, la capacità di mobilitazione femminista dal basso è stata sorprendente per le stesse organizzatrici che da otto anni promuovono la manifestazione. Viceversa con un’estenuante opera di fare rete, di apertura, di confronto e processo collettivo al fine di prendere la parola collettivamente, con quel posizionamento così poco mainstream da essere persino un po’ ostico per tante orecchie addomesticate dalle semplificazioni, così complesso da non riuscire talvolta a tenere bene tutto insieme, NUDM ha fatto breccia nelle menti, ha smosso la coscienza di tanti uomini, ma soprattutto ha trasmesso una voglia di rivolta alle donne e a coloro che respirano ogni giorno la violenza di genere.

La scintilla che ha acceso il desiderio di partecipare in prima persona, di esserci per dare forza alla presa di posizione collettiva è stata la postura di Elena, sorella di Giulia, che ha ribaltato la dimensione della tragedia in terreno di lotta, ha trasformato la posizione della vittima in chi disvela con lucidità cause e responsabilità diffuse, culturali e istituzionali, ha reso protagonista la rivolta che vuole bruciare tutto e non lasciarsi sopraffare dal dolore. Questa scintilla ha trovato terreno fertile nella vita activa permanente dell’autorganizzazione politica e nella feconda radicalità a tutto tondo di NUDM: questo movimento politico con prospettiva femminista e transfemminista in ottica intersezionale prende parola su tutto l’esistente.

Ripudiare ogni forma di sopraffazione, di umiliazione, di coartazione in nome della propria autonomia, della libertà sessuale, dell’autodeterminazione contro la logica proprietaria che sorregge il mito dell’uomo libero che può impossessarsi di ciò che vuole, a cominciare da una donna ridotta a oggetto di piacere e angelo del focolare nella sua disponibilità sotto ricatto economico, passando per la gestione del corpo delle donne in nome della tutela della vita da parte degli antiabortisti e per la definanziata strategia di uscita dalla violenza sessista, fino ad arrivare a distruggere interi ecosistemi, a muovere guerra ad altri popoli.

In questa presa di parola sul mondo, continua e dissacrante, che al limite esagera nel voler sempre richiamare tutto, non dimenticare niente in un confronto faticoso che passa da assemblea ad assemblea, da tastiera a tastiera, inevitabilmente talvolta qualcosa manca, qualcosa è detto male.

In tale contesto, se è legittima l’aspettativa di vedere nominata la violenza che ha travolto anche le donne israeliane il 7 ottobre, questa assenza nella piattaforma di lancio della manifestazione è stata colmata in interventi chiari in piazza e prese di posizione pubbliche di NUDM, in linea con la storica denuncia che la violenza sessista non conosce confini.

NUDM, che da anni denuncia la strumentalizzazione razzista della narrazione del migrante stupratore delle “donne dei nostri bravi ragazzi”, certamente non distingue le violenze sessuali secondo la nazionalità della donna stuprata; Hamas o qualunque organizzazione ispirata al fondamentalismo religioso trovano proprio nelle transfemministe le loro principali antagoniste; condannare la grave violazione del diritto internazionale umanitario da parte di Israele, con il benestare e il sostegno di tutte le principali democrazie, a partire dalla nostra, ai danni di una popolazione civile formata prevalentemente da donne e bambine significa richiamare la matrice patriarcale di tutte le guerre.

In questo contesto così complesso e fragile a me sembra che sia emersa una verità da cogliere: la pratica femminista, il confronto tra femminismi anche differenti, può ridare slancio alla partecipazione attiva e trasformativa.

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2 commenti a “Una valanga umana contro il patriarcato”

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