Luciano il 12 Ottobre 2022 alle 01:57 Rispondi D’accordo con Lei, caro Simone, ma attenzione a non chiedere al PD ciò che non potrà mai dare, oramai da anni per vocazione e formazione dei suoi dirigenti. Molto più lecito pensare a un soggetto di sinistra del tutto nuovo e distante anni luce da una qualsivoglia eredità del PD. Salvezza della vita sulla Terra, pace, dignità del lavoro e legalità: non riesco a immaginare obiettivi diversi da questi.
Eleonora Napolitano il 9 Ottobre 2022 alle 21:24 Rispondi quello che chiediamo, con determinazione, anche al Partito a livello nazionale: tornare a fare davvero il Partito Democratico che significa tonare all’anima di centro-sinistra e, per questo, tornare a parlare di uguaglianza di diritti, di cultura della solidarietà contro l’imperante individualismo, del lavoro come leva per realizzarsi, di politiche salariali, di politiche industriali, di laicità dello Stato. È necessario tornare a marcare stretto questo perimetro valoriale perché, per dirsi la più grande forza di Centro-Sinistra del Paese, dobbiamo aver ben chiara l’idea di Società che desideriamo contribuire a creare: una Società che veda ridotte le disuguaglianze fra i cittadini sul piano sociale, economico e culturale! Abbiamo un compito da assolvere: riscoprirci nella nostra identità e riconquistare la fiducia persa del nostro elettorato. Quest’ultimo, se riconosciuti da parte nostra come atto di responsabilità, può perdonare degli errori, ma non è più disponibile a perdonare la distanza dai loro bisogni e sentimenti: Credo che la classe dirigente del nostro Partito deve avere l’umiltà di riconoscere queste mancanze. Sono certa che, se il dibattito interno al Partito, porterà tutti a riconoscere le mancanze maturate negli anni, se ciascuno di noi sentirà di essere chiamato a dare il proprio personale e disinteressato contributo alla nostra ricostituzione, torneremo a fare del Partito Democratico, un grande partito capace di rispondere alle istanze dell’altrettanto grande popolo del Centro-Sinistra. Nulla di più sbagliato, inoltre, è affrettarsi a “gridare” che serve un’ulteriore scissione dell’anima più a Sinistra del Partito Democratico. Le scissioni precedenti non hanno prodotto il ricostituirsi di una Sinistra forte ma, al contrario, hanno finito per indebolirla a danno del Paese intero. Dobbiamo, invece, creare una rinnovata squadra dirigente che abbia come unici obiettivi: l’innalzamento della qualità della vita di tutte e tutti e il rinnovamento del Paese! Una rinnovata classe dirigente che, dopo un momento di profonda riflessione, sia in grado di rendere di nuovo il Partito Democratico ben definito e, per questo, riconoscibile. Non è più tollerabile che la base del Partito sia lasciata sola a difendere posizioni che non vengono comprese e che appaiono distanti e “fredde”. È davvero il momento di tornare a fare la nostra Politica senza “se” e senza “ma”, che significa tornare a parlare con tenacia e continuità di lavoro, di diritti, di innovazione, di pace e di disarmo. Dobbiamo farlo con la pazienza di chi è chiamato a ricostruirsi e ricostruire e non con la fretta di chi non vuole perdere posizionamenti. Stiamo e staremo all’opposizione che sarà un’occasione per portare avanti i nostri programmi, lotteremo contro questa destra non solo in Parlamento ma con l’azione quotidiana nei territori! Abbiamo di fronte una straordinaria occasione: tornare ad essere appassionati, tornare ad avere “fame di arrivare alle persone” perché mossi dalla volontà di rendere le loro vite migliori, tornare a voler dare a tutti le possibilità per vivere una vita appagante, in cui potersi realizzare! Se non ritroviamo il senso profondo della nostra azione politica (a tutti i livelli), vedremo arrivare il capolinea e sarebbe davvero triste dover scendere dal Presente senza contribuire al Futuro! Sarebbe davvero triste perché dentro il Partito Democratico si esprimono competenze e amore per la Politica che dobbiamo trovare la capacità di far esprimere e cui dobbiamo dare spazio nella guida di questo nostro Partito. Se così sarà, sono certa, saremo capaci di riconciliarci con il nostro elettorato e trasformeremo quell’imperativo “SCEGLI” – che ha accompagnato questa difficile campagna elettorale – in un sentimento reale e condiviso, in una azione consapevole da parte delle cittadine e dei cittadini che torneranno a sceglierci!
Eleonora Napolitano il 9 Ottobre 2022 alle 21:23 Rispondi Abbiamo perso le elezioni. Il Paese è in mano alla Destra “destra” per la prima volta dopo il dopoguerra: questo segna, di fatto, la fine di una Storia politica. Con la vittoria di Fratelli d’Italia e la Meloni come Presidente del Consiglio finisce di fatto il lungo dopoguerra italiano perché, a guidare il Paese – per la prima volta – saranno gli eredi delle forze che non erano presenti alla stesura della nostra Costituzione. Siamo dentro ad un’Italia che, per sintesi, potremmo definire a-Fascista. In questo, è evidente, non mancano le nostre responsabilità. Si è aperto un nuovo ciclo sociale, culturale, economico e politico per cui è impossibile mettere insieme le cose del passato. La ricerca della quadra aritmetica (che alle lunghe non funziona mai) ci ha fatto perdere il contatto con la realtà e con i nostri elettori. A seguito di questa amara sconfitta, Enrico Letta annuncia il nostro Congresso nazionale e, come giusto a mio avviso, dichiara di non candidarsi nuovamente alla guida del Partito. Sarebbe controproducente se rendessimo più dolce il nostro dibattito interno, ripetendoci che abbiamo tenuto e che siamo comunque uno dei Partiti più votati. Sarebbe controproducente perché non rispecchierebbe il primo dato sconcertante: l’astensionismo. Le cittadine e i cittadini non vanno a votare, rinunciano – tale la loro disaffezione e amarezza – a difendere il senso profondo della nostra Democrazia. E dobbiamo dirci che, le cittadine e i cittadini che non vanno a votare sono soprattutto i disaffezionati alla Sinistra di questo Paese. Per dirla sinteticamente, non vota più la nostra base elettorale. Oggi, soprattutto per questo, siamo chiamati ad un profondo gesto di umiltà e alla capacità di non nasconderci la verità. Quando si attraversano crisi profonde, come quella che sta attraversando il nostro Partito, si possono scegliere due atteggiamenti: auto-consolarsi cercando di salvare il salvabile oppure analizzare spietatamente, ma altrettanto onestamente, ciò che è necessario demolire per riedificare su basi solide e durature. Io, noi, siamo qui per contribuire al secondo modo, certi che solo così si possa “risorgere dalle nostre stesse ceneri” come l’araba Fenice. La campagna elettorale è stata complicata: il periodo dell’anno e i tempi stretti non hanno aiutato ma, quello che dobbiamo dirci, è anche che non siamo stati capaci di comunicare con forza, convinzione e autorevolezza la nostra idea di Paese. Non abbiamo tradotto in un linguaggio comprensibile e chiaro ciò che riteniamo fondamentale per il futuro del Paese. Ci sono mancate le idee? Se così fosse sarebbe gravissimo e io ritengo che la verità non sia questa. Esistono, a mio avviso, almeno tre verità: La prima attiene alla profonda diversità delle anime che abitano il Partito Democratico e che ci rendono il compito di mediazione molto più complesso. Questo, però, non mi spaventa. È insito in partiti grandi e complessi e, sono certa che, ridefinendo con chiarezza il perimetro ideologico e valoriale che ci caratterizzano – in futuro – la strada della mediazione interna sarà molto più facile La seconda verità, un po’ scomoda ma necessariamente da considerare, è che da 16 anni non vinciamo le elezioni e che, nonostante questo, per 10 lunghi anni, abbiamo governato questo Paese senza andare alle elezioni. Questo, sebbene buona parte delle politiche portate avanti conservassero l’anima della parte di Società che siamo chiamati a rappresentare, ci ha fatto percepire come il Partito dell’Establishment. Questa percezione da parte del popolo del Centro-Sinistra si è trasformata in sfiducia, malcontento e lontananza. Dico sempre, e ne sono convinta, che a noi – giustamente – molte cose non si perdonano. Inoltre, vale la pena sottolineare che, oggi, l’elettorato è fluido e si sposta alla ricerca di qualcuno o qualcosa che possa rispondere ai suoi bisogni. Poco importa che la risposta sia un’illusione che non potrà concretizzarsi…In questo scenario, noi abbiamo perso la forza di tradurre in azioni politiche concrete e leggibili i bisogni e le aspirazioni delle nostre elettrici e dei nostri elettori Ed è così che vengo alla terza verità che dobbiamo dirci, la più aspra e scomoda ma, a mio avviso, la più importante: il Partito Democratico è stato logorato internamente da dinamiche di potere, da correnti che nulla hanno a che vedere con correnti ideologiche ma che finiscono per essere correnti di voti. Questo ha messo, per troppo tempo, l’elaborazione politica in secondo piano, con il risultato che alla necessità di intercettare i bisogni delle cittadine e dei cittadini e al desiderio genuino di dare risposte concrete, abbiamo preferito la strategia politica per il mantenimento del potere personale. Questo, soprattutto questo, ci ha alle lunghe messo di fronte al rischio della nostra stessa fine. Per tutto questo, oggi, non piacciamo ad una buona parte del Paese che, tra le altre cose non ci perdona alcune politiche scellerate: l’art.18, il Jobs Act, il taglio della rappresentanza parlamentare e l’incapacità (o non volontà) di riformare la legge elettorale. È importante, in questa fase, non rassegnarsi a questo stato di cose! Ed ecco che viene annunciato il Congresso. Giusto. Un momento di confronto democratico, di riflessione e di cambiamento. La cosa fondamentale, però, è che questo Congresso sia effettivamente un Congresso Costituente. Lo dico fuori dai denti, mi spaventano candidature lampo e ipotesi di cambio di nome e/o simbolo che mi danno l’idea di rinfrescare le pareti di casa quando è necessario ricontrollare se le fondamenta tengono ancora! Dobbiamo cogliere questo momento come un momento per mettere al centro i nostri valori di riferimento, le nostre idee su che Paese desideriamo fare dell’Italia, un momento in cui – a partire dai territori – riscopriamo la radicalità e ricostruiamo la credibilità di un Partito che comunica chiaramente a chi desidera parlare e cosa intende realizzare. quello che chiediamo, con determinazione, anche al Partito a livello nazionale: tornare a fare davvero il Partito Democratico che significa tonare all’anima di centro-sinistra e, per questo, tornare a parlare di uguaglianza di diritti, di cultura della solidarietà contro l’imperante individualismo, del lavoro come leva per realizzarsi, di politiche salariali, di politiche industriali, di laicità dello Stato. È necessario tornare a marcare stretto questo perimetro valoriale perché, per dirsi la più grande forza di Centro-Sinistra del Paese, dobbiamo aver ben chiara l’idea di Società che desideriamo contribuire a creare: una Società che veda ridotte le disuguaglianze fra i cittadini sul piano sociale, economico e culturale! Abbiamo un compito da assolvere: riscoprirci nella nostra identità e riconquistare la fiducia persa del nostro elettorato. Quest’ultimo, se riconosciuti da parte nostra come atto di responsabilità, può perdonare degli errori, ma non è più disponibile a perdonare la distanza dai loro bisogni e sentimenti: Credo che la classe dirigente del nostro Partito deve avere l’umiltà di riconoscere queste mancanze. Sono certa che, se il dibattito interno al Partito, porterà tutti a riconoscere le mancanze maturate negli anni, se ciascuno di noi sentirà di essere chiamato a dare il proprio personale e disinteressato contributo alla nostra ricostituzione, torneremo a fare del Partito Democratico, un grande partito capace di rispondere alle istanze dell’altrettanto grande popolo del Centro-Sinistra. Nulla di più sbagliato, inoltre, è affrettarsi a “gridare” che serve un’ulteriore scissione dell’anima più a Sinistra del Partito Democratico. Le scissioni precedenti non hanno prodotto il ricostituirsi di una Sinistra forte ma, al contrario, hanno finito per indebolirla a danno del Paese intero. Dobbiamo, invece, creare una rinnovata squadra dirigente che abbia come unici obiettivi: l’innalzamento della qualità della vita di tutte e tutti e il rinnovamento del Paese! Una rinnovata classe dirigente che, dopo un momento di profonda riflessione, sia in grado di rendere di nuovo il Partito Democratico ben definito e, per questo, riconoscibile. Non è più tollerabile che la base del Partito sia lasciata sola a difendere posizioni che non vengono comprese e che appaiono distanti e “fredde”. È davvero il momento di tornare a fare la nostra Politica senza “se” e senza “ma”, che significa tornare a parlare con tenacia e continuità di lavoro, di diritti, di innovazione, di pace e di disarmo. Dobbiamo farlo con la pazienza di chi è chiamato a ricostruirsi e ricostruire e non con la fretta di chi non vuole perdere posizionamenti. Stiamo e staremo all’opposizione che sarà un’occasione per portare avanti i nostri programmi, lotteremo contro questa destra non solo in Parlamento ma con l’azione quotidiana nei territori! Abbiamo di fronte una straordinaria occasione: tornare ad essere appassionati, tornare ad avere “fame di arrivare alle persone” perché mossi dalla volontà di rendere le loro vite migliori, tornare a voler dare a tutti le possibilità per vivere una vita appagante, in cui potersi realizzare! Se non ritroviamo il senso profondo della nostra azione politica (a tutti i livelli), vedremo arrivare il capolinea e sarebbe davvero triste dover scendere dal Presente senza contribuire al Futuro! Sarebbe davvero triste perché dentro il Partito Democratico si esprimono competenze e amore per la Politica che dobbiamo trovare la capacità di far esprimere e cui dobbiamo dare spazio nella guida di questo nostro Partito. Se così sarà, sono certa, saremo capaci di riconciliarci con il nostro elettorato e trasformeremo quell’imperativo “SCEGLI” – che ha accompagnato questa difficile campagna elettorale – in un sentimento reale e condiviso, in una azione consapevole da parte delle cittadine e dei cittadini che torneranno a sceglierci!
Vincenzo Micocci il 9 Ottobre 2022 alle 15:11 Rispondi Ho militato nel PD, nel direttivo del circolo di Via Pietro Venturi-Roma Portuense, ne sono fuggito a gambe levate con l’avvento di Renzi, mentre l’intero circolo era preso da infatuazione per il nuovo arrivato. Conosco, quindi, la cultura politica di gran parte della classe dirigente del partito e noto come essa sia fortemente intrisa della pregiudiziale neo-liberista (che la accomuna nei suoi fondamentali, al di là della facciata “progressista”, alla destra meloniana: vedi la circolazione dell’Agenda Draghi”). Per riformare il partito occorre dunque avere il coraggio di rimuovere quella pregiudiziale ed i suoi pesanti condizionamenti, denunciandone i misfatti sia a livello interno (lavoro, sanità, ambiente, etc…), sia a livello internazionale (cadaverica sottomissione all’atlantismo) e virare verso la collaborazione con altri partiti e movimenti di sinistra (…la sinistra vera e non quella “simmetrica”), per cecare finalmente di costruire una forza autonoma alternativa (a dispetto del TINA thatcheriano): è questo un problema grave di rappresentanza politica…!
Gianfranco il 9 Ottobre 2022 alle 12:22 Rispondi Mi piace molto. Sarei per una vera costituente che anche cerchi vie nuove, dando spazio a chi ha idee nuove. Chi ha potere nel partito deve avere il coraggio fatto orgoglio di introdurre le nuove leve che non mancano, come Elly Schleid, o di richiamare vecchi militanti che hanno dimostratettoo efficienza e raccolto rispetto dalle masse, come Bersani e Fabrizio Barca
GIUSEPPE il 9 Ottobre 2022 alle 10:21 Rispondi La soluzione al problema è piu’ difficile di quanto, per comodità d’animo, si vuol pensare. Se si trattasse di questioni legislative ordinarie , elettorali o costituzionali, tutto sommato non sarebbe insormontabile. Altrettanto se si trattasse di aggiustamenti nei partiti. Purtroppo , e pare che pochi abbiano non la consapevolezza , ma il coraggio di ammetterlo , la soluzione è di tipo culturale ed antropologico: nessuno rinuncia ai supposti suoi diritti e privilegi: lo sviluppo è sempre sinonimo di accrescimento di una parte del mondo con standards già alti. Gli obblighi sono sempre di altri . Noi però ci indignamo on line e scriviamo “Bisogna….”. Scusa, ora devo uscire a fare shopping, mi manca lo shampoo. Se passa a prendermi la Rivoluzione, anche quella non cruenta, dille che ripassi, adesso non ho tempo.