A poche settimane dal voto, in continuità con un impegno avviato da anni dal CRS sui temi di Roma, può essere utile offrire alcuni spunti di riflessione.
A Roma, il cosiddetto centro-sinistra si presenta diviso. La candidatura di Calenda ha aggregato un’area politica centrista che comprende Italia Viva e +Europa. Ha giocato prima la carta della competenza contro gli incompetenti, adesso contro i partiti. L’uomo che rompe con le vecchie logiche e appartenenze. Un discorso capace di intercettare un elettorato di centro-sinistra che non si riconosce nel Pd né nelle altre liste dello schieramento. Sarà interessante vedere il voto nel I e II municipio dove il Pd aveva vinto alle ultime comunali e dove Calenda può ottenere più consensi, a conferma di quanto la composizione sociale del voto tra Calenda e Pd sia sovrapponibile.
Il sostegno a Roberto Gualtieri poggia sull’asse Pd-Sinistra. Il Pd arriva a questo appuntamento in evidente affanno, si affida al brand, senza che ci sia stata in questi anni una riflessione sulla città. A novembre si avviò un tavolo largo in cui oltre a soggetti politici erano presenti realtà associative, civiche, reti per costruire il programma, ma fu presto bloccato dal Pd alle prese con la scelta al proprio interno del candidato sindaco. Mesi di vuoto che poi si pagano.
La sinistra, non senza difficoltà, ha trovato un’ unità nella lista “Sinistra Civica Ecologista”, promossa da esperienze civiche come “Liberare Roma” e “Sinistra per Roma” e soggetti politici come “Articolo 1” e “Sinistra italiana”. Un risultato significativo rispetto ad altre città, Milano e Torino, dove queste forze sono in liste diverse. Considerando le differenti collocazioni nazionali, a partire dal governo Draghi, la prospettiva politica resta indefinita, tuttavia è prevalsa l’esigenza dell’unità non solo per il pericolo della destra ma nella consapevolezza che nelle scelte per Roma, c’è un’ampia condivisione. Sarà il risultato della lista a decidere se, ancora una volta, risulterà un espediente elettorale oppure se da Roma può giungere un messaggio di unità ed impegno comune anche nelle prossime elezioni nazionali, al massimo tra 18 mesi.
La destra arriva al voto forte di una sua identità e radicamento, che a Roma c’è sempre stato, e con la sicurezza di arrivare al ballottaggio. La scelta del candidato sindaco, in sé incomprensibile, si spiega solo con le dinamiche interne allo schieramento e ai partiti, in questo caso Fratelli d’Italia. Una scelta che pecca di superbia e totale autoreferenzialità, visto che anche uno schieramento forte e radicato ha bisogno di una figura all’altezza.
Infine Virginia Raggi. Il Movimento 5 Stelle, da tempo inesistente a Roma, oggi è espresso dalla sindaca. I tentativi, esterni ed interni, di farle fare un passo indietro per realizzare sin dal primo turno l’alleanza con il Pd e la Sinistra si sono infranti innanzitutto su questo dato di realtà: senza di lei i 5 stelle non esistono. Nonostante gli evidenti fallimenti di questi 5 anni Raggi continua ad avere, soprattutto nelle aree più periferiche e nelle borgate, un consenso certamente minore ma importante, basato sull’idea che le sue difficoltà siano innanzitutto conseguenza del fatto che ha voluto riportare legalità e onestà dopo Mafia Capitale. Una persona onesta che ha dovuto far fronte al malaffare, certificato dalla magistratura, dei partiti collusi con la criminalità. Questa narrazione, da lei stessa alimentato, è stata fatta propria da una parte di popolazione, meno politicizzata e avvertita.
Un’ultima considerazione, che forse andrebbe posta all’inizio. Mai si era registrata una difficoltà così evidente a formare le liste. Ha pesato ovviamente il Covid e il fatto che si voti a ottobre, ma si è toccato con mano il distacco crescente nei confronti della politica e dei partiti. Anche molti e molte che danno vita a esperienze, comitati, reti marcano la distanza, con una divisione di ruoli che spesso assomiglia all’idea di mondi paralleli che è bene restino tali. A ognuno il suo, senza invasioni di campo. Conseguentemente e diversamente dal passato, e questo riguarda tutti gli schieramenti, non ci sono neanche candidature di personalità riconosciute, rappresentative, capaci di parlare alla città. Un ulteriore campanello dall’allarme sulla difficoltà di ricostruire relazioni non episodiche o strumentali tra politica e società. Difficoltà a realizzare le liste, assenza di figure riconosciute e ventidue candidati e candidate sindaci. Non è un caso, dove politica e partiti latitano lo spazio viene occupato dalla frammentazione, dalla corporativizzazione, dall’atomizzazione. Appunto ventidue candidati.
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