Massimo Falchetta il 16 Gennaio 2023 alle 15:27 Rispondi Avendo frequentato a varie riprese paesi di cultura musulmana, mi pongo alcune domande e suggerisco delle interpretazioni che potranno sicuramente essere reputate azzardate, visto che non ho un background specifico nel tema. Mi risulta che l’imposizione del velo islamico alle donne (che va dal semplice copricapo al pesante Burka) non si ritrovi in modo esplicito nei versetti del Corano, tanto che esiste in merito un certo dibattito fra gli studiosi, sia di orientamento religioso che laico. Personalmente ritengo che la discriminazione maschio/femmina con conseguente “imposizione” del velo (che da una parte protegge, dall’altra maschera) abbia origine in un periodo pre-islamico, e che l’Islam abbia semplicemente adottato, per una forma di convenienza, tale costume. Invero, probabilmente Maometto ha agito in realtà con una funzione “progressista” per la realtà in cui operava. Sempre a mio avviso, la fonte principale della discriminazione è stata la necessità di una “postura militare”, ovvero aggressiva, in popolazioni dedite alla pastorizia e alla guerra in zone povere di risorse, in cui era necessario assicurarsi che la parte femminile assolvesse al compito riproduttivo senza creare ulteriori problemi (e disordini). Ciò mi pare abbastanza evidente ad esempio nell’Afghanistan attuale, che è tornato ad essere un paese dominato da tribù guerriere. Non per niente, durante i periodi di maggiore sviluppo culturale e scientifico delle aree islamiche, in cui la guerra era stata sostituita o integrata dai commerci, i costumi, come appare per esempio dalla lettura delle Mille e Una Notte, erano ben più liberi. D’altro canto, una forma di velo alle donne era presente anche in Occidente, ovvero fra i cristiani, a varie riprese e in diversa misura. A partire dagli anni ’80 dello scorso secolo l’Occidente ha ridotto il suo dominio coloniale diretto sui paesi islamici, ma rimane un fattore di forte impatto secolarizzante – tramite la potenza della Tecnica e la trasmissione, consentita dai moderni mezzi di comunicazione, del proprio messaggio. Ciò è fortemente destabilizzante per paesi in cui la religione ha assunto un ruolo preminente o addirittura dominante, come le Teocrazie. Personalmente ho sperimentato nell’arco di quasi una cinquantina d’anni una forte accentuazione dell’identità religiosa, probabilmente proprio come reazione alla penetrazione dei valori occidentali, che rimangono comunque accattivanti in termini edonistici verso gran parte della popolazione. Si produce quindi, purtroppo, una tensione, conseguentemente una radicalizzazione dell’Islam e quindi della necessità (da parte dei religiosi e del potere religioso, che in molti paesi islamici non è nettamente distinto rispetto al potere politico) di rafforzarne i simboli. Di ciò ne fanno le spese soprattutto le donne, mentre “un certo tipo di barba” può magari essere da una parte più sopportabile dall’altra non necessita di essere imposto in maniera assoluta, ma semplicemente come moda. La “comunità fra maschi” non richiede infatti una identificazione assoluta, al di fuori dei conventi. Personalmente non posso che augurarmi il successo delle lotte femminili e il superamento della Teocrazie, che nel caso iraniano è diventata un fattore di micidiale oppressione. Non sarà però facile separare l’aspirazione alla libertà dalla penetrazione occidentale tout-court. Per finire, osservo che il messaggio occidentale attuale, nelle sue forme più innovative, tende a superare la semplice questione femminile, esitando in un post-femminismo in cui il genere è fluido.
ROSA+DALMIGLIO il 13 Gennaio 2023 alle 06:54 Rispondi come membro della ACWF ALL CHINA WOMEN FEDERATION, collaboro in sede UNESCO con ARTISTE IRANIANE, conosciute in Russia e con giornaliste cinesi del WOMEN of CHINA magazines che hanno contatti diretti con Donne IRANIANE personalmente ho condiviso con la stampa cinese a divulgare nei media la relazione fra le donne cinesi ed iraniane nessuno a prestato attenzione, la blogger iraniana in Cina, le collaborazioni con la più grande organizzazione al MONDO delle DONNE CINESI, dove troviamo la First Lady Peng Liyuan che collabora come Ambasciatrice UNESCO per l’Educazione delle ragazze e dove MELISSA GATES partecipa di persona come tutte le 500 DONNE più influenti nel MONDO anche economico per aiutare le DONNE, le DONNE IRANIANE come gli IMMIGRATI sono di serie B rispetto alle UCRAINE MANCA una VISIONE SOCIALE di SOLIDARIETA’ democratica oltre ad una cecità politica, siamo sulla stessa barca dobbiamo collaborare se vogliamo salvare le DONNE IRANIANE