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Il prossimo fine settimana gli italiani saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo parlamento. Aule in cui per la prima volta saranno elette 600 persone, 400 alla camera e 200 al senato, in virtù della riforma con cui è stato ridotto il numero dei parlamentari.

La legge elettorale che sarà utilizzata non è nuova. Pur avendo subito alcune modifiche necessarie ad adattarla al ridotto numero di parlamentari, è già stata usata per eleggere lo scorso parlamento. In ogni caso si tratta di una legge abbastanza complessa nei suoi meccanismi, sia generali che specifici.

Anche per questo approfondire come i diversi partiti e le diverse coalizioni hanno selezionato i propri candidati può essere utile per esprimere un voto consapevole.

Candidati e pluricandidati

Come accennato dunque i seggi presenti in parlamento sono 400 alla camera e 200 al senato. Questo però non vuol dire che ciascuna lista debba presentare 600 candidature, anzi. I partiti che si sono presentati da soli, senza apparentamenti per le candidature uninominali, hanno indicato complessivamente sulle schede circa 500 candidature.

Considerando invece le coalizioni, il numero di candidature è ovviamente più alto perché a quelle uninominali in comune si sommano quelle plurinominali di ciascuna lista.

Ma candidature e candidati non sono la stessa cosa. Infatti se complessivamente le candidature sono 6.347 (di cui 4.195 alla camera e 2.152 al senato) il numero dei candidati è inferiore, visto che 1.059 di questi si presentano in più collegi.

4.746 è il numero di candidati e candidate alle elezioni politiche del 25 settembre 2022.

Un fenomeno, quello delle pluricandidature, presente in tutte le liste e tutte le coalizioni, se pur in misura diversa.

D’altronde la legge prevede espressamente questa possibilità. Infatti, si può arrivare fino a un massimo di 6 candidature, 5 al proporzionale più una all’uninominale.

Considerando oltre alle coalizioni le 4 liste che hanno presentato più candidature, quella che mantiene il rapporto più alto tra candidati e candidature è Unione popolare con l’87,8%, mentre quella in cui questo rapporto è più basso è Italexit con il 71,3%.

Certo per le liste minori, in cui la sfida principale consiste nel raggiungere la soglia di sbarramento per entrare in parlamento, le pluricandidature hanno un significato molto diverso rispetto a formazioni maggiori come il Movimento 5 stelle (74,5% con un totale di 125 pluricandidati), Azione-Italia Viva (79,4% con un totale di 70 pluricandidati) o a maggior ragione le due principali coalizioni.

Le pluricandidature nelle coalizioni

Considerando invece le coalizioni si può notare come il centro-sinistra abbia un rapporto candidati/candidature più basso (71,7% con un totale di 193 pluricandidati) rispetto al centro-destra (80,5% con un totale di 149 pluricandidati). Guardando poi alle diverse lise che compongono le coalizioni emergono però molte differenze.

Nel centro-destra è in particolare Fratelli d’Italia ad esprimere molte pluricandidature.

Nel centro-destra Fratelli d’Italia (FdI) esprime un numero di pluricandidature nettamente più alto rispetto ai suoi alleati (55 pluricandidati) raggiungendo un rapporto candidati/candidature di appena il 68,63%. Decisamente più basso rispetto alla media della coalizione. Valori simili invece si rilevano per Forza Italia e Lega. La prima infatti propone 34 pluricandidati con un rapporto pari al 78,33%. La seconda invece propone 39 pluricandidati con un rapporto pari al 77,24%. Meno candidati multipli presenta invece la lista Noi moderati (21 con un rapporto pari all’89,7%).

Guardando al centro-sinistra invece si rileva come sia il Partito democratico (Pd) che l’alleanza Verdi – Sinistra italiana hanno un numero piuttosto contenuto di pluricandidature. Il Pd infatti conta 40 pluricandidati con un rapporto candidati/candidature dell’87,7%. Sinistra Italiana e Verdi invece contano appena 25 pluricandidati con un rapporto dell’84,7%.

A sbilanciare la coalizione sul numero di candidature multiple sono invece +Europa e Impegno civico. Il partito di Emma Bonino infatti esprime 57 pluricandidati e un rapporto candidati/candidature del 58,6%. La lista guidata da Luigi Di Maio invece di pluricandidati ne conta 71 con un rapporto pari al 37,5%.

Non tutte le pluricandidature sono uguali

Ma essere pluricandidati può assumere un valore molto diverso da vari punti di vista, primo tra tutti il numero di candidature. Come accennato all’inizio ciascun esponente può essere candidato al massimo 6 volte, una all’uninominale e fino a 5 nel plurinominale.

Un caso specifico ad esempio riguarda quegli esponenti che sono candidati una sola volta in entrambi i tipi di collegio, uninominale e proporzionale. Tecnicamente anche queste sono pluricandidature. Tuttavia essere candidati in un collegio uninominale in cui difficilmente si può sperare di ottenere il maggior numero di voti significa la quasi certezza di non essere eletti.

Replicando quella candidatura anche in un collegio plurinominale dunque si fornisce al candidato qualche possibilità in più. Il raggiungimento dell’obiettivo dipende poi anche dalla posizione in cui si è inseriti nel listino proporzionale, oltre che ovviamente dal numero dei voti ricevuti dalla lista.

Non a caso questo tipo di pluricandidatura coinvolge in particolare quelle forze che non sono riunite all’interno di una coalizione. Tra queste in particolare è il Movimento 5 stelle ad aver adottato questo tipo di strategia più di frequente.

Molto diverso invece è il caso in cui una persona sia inserita in 2 listini proporzionali, piuttosto che 3, 4 o addirittura 5 aggiungendoci poi magari anche una candidatura uninominale. Anche in questi casi non si può generalizzare assumendo che siano tutte candidature blindate.

6 candidature, una all’uninominale e 5 al proporzionale. È il numero massimo di pluricandidature ammesse.

Inoltre il senso delle pluricandidature può variare in modo significativo. In alcuni casi infatti si tratta del tentativo, da pare delle segreterie di partito, di rendere il più sicura possibile l’elezione di alcuni esponenti. In altri invece la volontà è quella di presentare nel maggior numero di collegi possibile un nome forte, in grado di attrarre un maggior numero di preferenze.

Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi sono candidati in 6 collegi, il massimo possibile.

Per quanto riguarda il centro-destra, come abbiamo già visto, è Fratelli d’Italia a presentare la maggior parte delle pluricandidature. E questo sia per coloro che sono candidati in 2 o 3 collegi, sia per coloro che si presentano in ancora più collegi. Sono ad esempio in 7 gli esponenti di Fdi con 4 candidature, 2 quelli con 5 candidature e 3 quelli con 6 candidature. Tra questi ultimi ovviamente anche la leader del partito Giorgia Meloni.

Ma anche nelle altre formazioni di centro-destra non mancano esponenti candidati 6 volte. Per Forza Italia si tratta di Sivio Berlusconi e di Marta Fascina. Per la Lega e Noi moderati invece non si tratta dei leader di partito. Salvini infatti è candidato 4 volte tutte come capolista in collegi plurinominali. Maurizio Lupi invece è candidato solo in un seggio uninominale e in uno plurinominale.

Per il centro-sinistra invece, come abbiamo visto, sono soprattutto Impegno civico e +Europa ad esprimere molte pluricandidature. Nel primo caso, ad essere candidati 6 volte sono i due leader della formazione, ovvero Luigi Di Maio e Bruno Tabacci. Ma oltre a questi sono poi in diverse ad aver avuto 4 o 5 candidature. Quanto a +Europa invece gli esponenti candidati 6 volte sono addirittura 7 e tra questi si trovano Emma Bonino, Benedetto della Vedova e Riccardo Magi.

Verdi e Sinistra Italiana invece non hanno esponenti candidati 6 volte. In 2 hanno ricevuto 5 candidature, ma non si tratta dei leader di partito quanto piuttosto di Aboubakar Soumahoro e Ilaria Cucchi entrambi candidati in un collegio uninominale e in 4 proporzionali. I leader Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni invece sono candidati rispettivamente in 3 e 4 collegi.

Quanto al Partito democratico si tratta dell’unica formazione tra quelle analizzate a non aver candidato più di 3 volte nessun esponente politico. Lo stesso segretario Enrico Letta in effetti è candidato come capolista solo in 2 collegi proporzionali.

Tutti i leader di partito sono candidati in più di un collegio.

Nelle liste del Movimento 5 stelle, come abbiamo visto, sono frequenti i casi in cui una stessa persona è candidata a un unionominale e a un proporzionale. Allo stesso tempo però non sono molti gli altri casi di pluricandidature. Non risultano ad esempio esponenti candidati 6 volte. Cinque candidature invece sono state attribuite sia al capo politico Giuseppe Conte, sia all’ex sindaca di Torino Chiara Appendino.

Quanto alla lista Azione – Italia Viva invece solo Mara Carfagna è stata candidata 6 volte. Mariastella Gelmini e Carlo calenda invece hanno 5 candidature ciascuno, mentre Matteo Renzi 4.

In Unione popolare 6 candidature sono state attribuite solo al leader Luigi De Magistris. Infine Italexit presenta in 6 collegi Nunzia Alessandra Schilirò, nota esponente no green pass, e in 5 il leader del partito Gianluigi Paragone.

Qui la lista di tutti i candidati e tutte le candidate alle prossime elezioni.

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