Le parole della ex Cancelliera Merkel non hanno fatto breccia nel Parlamento europeo che nella risoluzione approvata il 6 ottobre replica alle minacce dell’uso di armi nucleari da parte della Russia invitando “gli Stati membri e i partner internazionali a preparare una risposta rapida e decisa qualora la Russia compia un attacco nucleare contro l’Ucraina”.

Come si può tristemente constatare, l’uso delle armi atomiche, dalle remote ipotesi, stanno entrando in pieno nelle possibilità di sviluppo di questa guerra. A una minaccia si risponde con una reazione speculare, fino alle estreme conseguenze.

Una risoluzione, quella del Parlamento, tutta basata sullo scontro armato e su un’unica via d’uscita: quella della vittoria militare e della sconfitta sul campo del nemico. A questo fine si sollecita un incremento significativo di armi all’Ucraina, per oggi e per il domani, anche attraverso strumenti di “affitto e prestito”. Proprio nel momento in cui qualche timida apertura pareva venire proprio dagli Stati Uniti con dichiarazioni dello stesso Presidente Biden e del Segretario di Stato Blinken non ostili ad una possibilità di incontro con il Presidente Putin, il Parlamento europeo chiude ogni porta.

Purtroppo, questa volontà è rafforzata dal fatto che un emendamento accettabile e, perfino auspicabile in questa situazione, è stato respinto a larghissima maggioranza (118 a favore, 436 contro, 9 astenuti). L’emendamento, presentato dal gruppo della Sinistra europea, recitava: ”Si invita l’Ue e gli stati membri a vagliare tutte le potenziali vie per la pace e a proseguire gli sforzi per porre immediatamente fine alla guerra”. L’hanno votato anche i deputati della Lega e dei 5 Stelle e 7 esponenti del PD; con un muro di no da parte di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Italia Viva. In conclusione: l’intera risoluzione è stata approvata con una maggioranza schiacciante: 504 favorevoli, 26 contrari, 36 astenuti. In tutto questo, il gruppo della Sinistra europea è riuscito a dividersi in tre parti: 18 a favore, 7 contrari e 8 astenuti. Tra i Socialisti: 1 solo contrario e 1 astenuto.

Tutto questo lascia storditi perché è totalmente in contrasto con il voto di qualche giorno fa al Bundestag dove era stata respinta da Socialdemocratici, Verdi e Liberali una dura risoluzione “bellicista” di Cdu/Csu. Ma allora: se questi accenni di recupero di relazioni tra Russia e Stati uniti dovessero avere qualche sviluppo, che ruolo si assegna l’Europa?

È vero che le posizioni del Parlamento europeo, in questo campo, non hanno alcun impatto sulle decisioni reali dei governi; ma proprio per questo esso dovrebbe avere il compito di confrontarsi con scenari più ampi e di preparare soluzioni più avanzate e promettenti in un mondo che è in cerca di nuovi equilibri. Non dobbiamo stancarci di ripetere che le soluzioni debbono essere trovate al di fuori dalla guerra che non può essere considerata l’elemento risolutore come lascia intendere il Parlamento europeo.

A questo proposito è stupefacente la reazione di Kiev all’assegnazione del Nobel per la Pace all’attivista per i diritti umani bielorusso Ales Bialiatski (tuttora in carcere), all’Associazione per i diritti umani russa Memorial, e al Centro ucraino per le libertà civili. Mykhailo Podoliak, consigliere del Presidente Zelensky ha dichiarato: “Il Comitato per il Nobel ha una concezione interessante della parola ‘pace’ se rappresentanti di due Paesi che hanno aggredito un terzo ricevono il premio insieme”. No comment.

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