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Perfino nella mia bolla social (solo Fb, in quanto boomer), piena di vaccinati con doppia dose e favorevoli al green pass, ci si chiede se l’obbligo vaccinale non sarebbe meglio di questi obblighi di green pass estesi oggi a un settore, domani a un altro e così via. I quali obblighi sono visti perlopiù come la spinta, sempre meno gentile, a vaccinarsi, giacché i tamponi, oltre che invasivi e fastidiosi, sono a pagamento. È un’ipocrisia, si dice da una parte: perché il Governo esita a varare l’obbligo, non sarà perché i vaccini sono sperimentali ed è più facile scaricare la responsabilità sugli individui che assumersela, appunto, come Governo? Un’altra parte dice: figuriamoci, i vaccini non sono più sperimentali, non solo perché hanno superato le tre fasi canoniche durante la ricerca (siamo diventati/e tutti/e esperti/e), ma perché le persone vaccinate sono molti milioni, gli eventi avversi nell’immediato sono rari e quelli a distanza di anni (paventati da chi teme i vaccini “genetici”) improbabili (secondo molti “esperti”). Il governo, allora, non vara l’obbligo solo per una questione pratica sarebbe più difficile fare le verifiche, rispetto al green pass che si deve esibire. Chi mi dice che, in regime di obbligo vaccinale, il mio vicino di casa sia vaccinato davvero?

L’ipocrisia un po’ c’è, tanto che i tamponi continueranno con ogni probabilità a essere a pagamento, se no che spinta gentile sarebbe? In Italia, sono pochissimi i veri cosiddetti no vax, pompati oltremodo dai media (ma anche dal governo, vedi Draghi e Lamorgese), e additati al pubblico ludibrio come opportunisti (free rider), o, peggio, terroristi. Più numerosi sono gli esitanti, e rispetto a questi ultimi una legge che obbligasse al vaccino credo che, paradossalmente, sarebbe rassicurante, perché il Governo risulterebbe così sicuro della necessità, ma soprattutto dell’efficacia e non pericolosità dei vaccini, da “metterci la faccia”. Si assumerebbe insomma una responsabilità – finalmente collettiva – non lasciando spazio alla creazione di capri espiatori e a questa specie di guerriglia assurda che sta andando in scena da un po’ di tempo.

Poi ci sono quelli e quelle che dicono che, al di là dell’obbligo giuridico, c’è un obbligo etico: ci dobbiamo vaccinare non solo per noi stessi, ma per la salute collettiva, e dunque anche per chi non si può vaccinare. Qui si apre però una questione assai più vasta, che l’OMS ha indicato pronunciandosi (per ora) contro la somministrazione di una terza dose. Anche se ci vaccinassimo tutti e tutte, in Europa e nel resto del mondo ricco, non saremmo al sicuro, perché rimangono fuori molti milioni di persone che i vaccini proprio non ce li hanno. Dunque, invece, o prima, di una terza dose, dice l’OMS, facciamo in modo di distribuirli più equamente questi vaccini. E allora prima l’obbligo etico varrebbe per le due dosi, e solo dopo diventerebbe un obbligo etico nei confronti del resto del mondo?

La questione della terza dose, e magari della quarta, quinta o quante saranno necessarie per mantenere attivi i nostri anticorpi, non mette in forse soltanto l’obbligo etico, ma anche quello giuridico: una legge che lo stabilisse, a quale dose si dovrebbe fermare? O varrebbe per sempre? Il vaccino antinfluenzale andrebbe fatto ogni anno, e infatti non è obbligatorio. Per la malattia da Covid-19, ancora non si sa per certo, però si sa che almeno una terza dose è già necessaria per alcune fasce di popolazione, e si dice che sia molto probabile, almeno fino a quando tutto il mondo sarà vaccinato, che richiami ulteriori vadano fatti. Per tutti e tutte.

Al di là della difficoltà di varare una legge che rende obbligatoria una vaccinazione da ripetere non si sa per quanto tempo, c’è il problema delle risorse scarse. E non è in questione solo la disponibilità di vaccini a basso costo, o gratuiti, per tutto il mondo. Questo problema potrebbe risolversi con politiche globali adeguate. Restano però i problemi organizzativi e logistici, più difficili da affrontare e che richiedono tempo, oltre che di volontà politica.

E dunque, che cosa sarebbe meglio fare? Qual è la scelta “più” etica dal punto di vista individuale? In questo momento, forse, per chi non lo ha ancora fatto, vaccinarsi. Ma in seguito?

Ed è sostenibile e etico, nei confronti del mondo, un obbligo giuridico, dando per scontato che una legge al riguardo sarebbe del tutto corretta dal punto di vista costituzionale?

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Un commento a “Obbligo vaccinale: l’ipocrisia un po’ c’è”

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