Democrazia, Politica, Temi, Interventi

La Fondazione che dal 2001 svolge attività di ricerca teorica, empirica e applicata sulla cittadinanza democratica (Fondaca) è giunta a una tappa molto importante del suo lavoro, consegnata alla recentissima pubblicazione di La cittadinanza in Italia, una mappa, Carocci2022. Primo firmatario Giovanni Moro, che ha diretto la ricerca, numerosi i partecipanti con apporto complessivo, visto i risultati, molto rilevante (C.R. Alfonsi, E. Amiconi, A. Colletti, M. Crisi, M. Fresu, M. Morelli, F. Rossetti, M. Ruffa, R. Salzano, S. Taurelli).

Tappa precedente, il libro dello stesso Moro, Cittadinanza (Mondadori Università 2020), che ha gettato le basi della definizione della cittadinanza non come oggetto di teoria o modello normativo, ma come oggetto di ricerca empirica. Che richiede la necessaria sistemazione di “una costellazione di concetti” idonei a cogliere questa complessità, e la messa a punto di una pluralità di indicatori – solo alcuni dei quali già presenti nelle ricerche sociologiche – al fine di ricostruire come un processo di trasformazione profonda sia in corso, fino a rendere inutilizzabile il paradigma novecentesco su tale fenomeno. La pubblicistica o è distratta rispetto al fenomeno, o lo giudica in crisi e restrizione: Fondaca documenta che, nella crisi, si è mostrata invece una sorprendente capacità diffusa di trasformazione e adeguamento alle nuove esigenze di questi tempi turbolenti. Personalmente ne ricavo una rafforzata convinzione, secondo cui la cosa più ricca di futuro da trenta anni sia appunto questa “metamorfosi” della cittadinanza.

Nella introduzione del libro si riassumono la concettualizzazione e le tematizzazioni che ne discendono, definendo una precisa metodologia per la osservazione della cittadinanza come fenomeno empirico. Il gruppo di ricerca, sotto questo aspetto, ha dato un formidabile strumento per lo sviluppo della conoscenza e del pensiero, e lo mette a disposizione di altri. Nel volume infatti non ci sono solo dati e mappe, ma continua chiarificazione sul perché sono rilevanti quei dati, e non altri, e come dalle lacune degli studi precedenti si possa passare alla costruzione degli strumenti necessari per comprendere il mutamento reale. La prosecuzione dello sforzo conoscitivo per tutti noi ne è molto agevolata.

Le ragioni che hanno portato a questa scelta sono così indicate: la cittadinanza definita come fenomeno “costituisce un prisma per l’analisi delle dinamiche sociali, politiche, culturali istituzionali ed economiche. Questo prisma, in particolare, consente di mettere al centro dell’attenzione e della ricerca i cittadini stessi, evitando di schiacciare l’analisi e le valutazioni circa la sfera pubblica sulla sola dimensione politico-istituzionale e su quella del mercato” (p. 18, corsivo mio). Non è poco realizzare una impresa conoscitiva che aiuti a comprendere come i cittadini come tali, al di là dei poteri politici e di mercato, concorrano di fatto alla determinazione della sfera pubblica. Perché questa capacità è stata loro sempre negata, a cominciare dalla riduzione teorica a soggetti portatori soltanto di interessi privati, per arrivare poi alla riduzione di essi a figura di meri consumatori compulsivi e manipolabili da macchine pubblicitarie. Senza dire poi della autoproclamazione dei partiti di sé stessi come detentori esclusivi del potere politico (perfino in un paese, la cui Costituzione dice chiaramente cosa diversa: sovranità popolare, referendum abrogativi, proposte popolari di iniziativa legislativa, ecc.).

L’importanza di questa linea di ricerca si apprezza se si riflette a un altro aspetto. Con la estinzione dei partiti di massa e la polverizzazione individualistica delle società, la politica stessa – che nel Novecento in certi momenti era giunta a essere una delle attività umane più alta e responsabile – è ora ridotta a poca cosa: ceto politico e gruppi dirigenti di partito danno desolante prova, i regimi democratici pertanto si dice siano in restrizione, inadeguati ai tempi nuovi. Resterebbe solo la dura realtà del potere, dei poteri, concentrati nelle mani dei più ricchi. Indubbiamente i trenta anni dalla vittoria del capitalismo e la globalizzazione del principio di mercato hanno fatto un deserto della politica novecentesca. Ma che una politica democratica sia necessaria allo sviluppo di società più eque e solidali è a suo modo confermato da questo continuo rinascere, dal basso, di comportamenti diffusi orientati a questi fini: quel che è nuovo è il potenziamento, in altre forme, della capacità delle persone di cambiare e autotutelarsi attraverso quel tanto di partecipazione che oggi è consentita.

Ora certo quel che vediamo sono processi molecolari, in cui le persone comuni tutte sono indotte a sentire e condividere attivamente la responsabilità per quel che succede nel mondo. Dal buco nell’ozono, alla pandemia. Forse è il segno di un cambiamento antropologico, è la formazione di persone nuove, non subalterne e ridotte a consumatori compulsivi. Persone avvertite della fragilità del pianeta, e della impossibilità di affrontare da soli le varie terrificanti emergenze. La parola comune supera così il riferimento al regime di proprietà dei beni desiderati, e arriva a designare la prospettiva stessa di vita degli individui: c’è una comunità di destino che viene percepita in misura crescente come ragione dei legami sociali più profondi. Aldilà delle differenze economiche e sociali, quindi, sono comuni il diritto alla vita e le responsabilità per la salvezza del pianeta Terra: ciò genera nel percorso formativo della cittadinanza nuovi doveri “i più evidenti dei quali riguardano la sostenibilità ambientale e la qualità urbana” (p. 162).

Sulla proiezione in queste direzioni di sviluppo la mappa di Fondaca dà molti elementi di conoscenza e riflessione. Anzitutto la documentazione che si tratta di fenomeni diffusi e molto dinamici. L’analisi è concentrata sull’Italia, perché le componenti fondamentali del fenomeno (appartenenza, diritti e doveri, partecipazione) sono contestuali e vanno analizzate in un quadro storico determinato. Ma è indicativa di processi generali, che in altri paesi sono osservabili: qualche cenno nel libro (dimensione europea, fenomeni migratori, pandemia) sollecita a sviluppo e comparazioni più larghe. È del tutto evidente poi che per verificare le implicazioni politico-istituzionali occorre far riferimento a una costituzione determinata, e alle sue concrete vicende attuative: sotto questo aspetto ricca è la documentazione dell’evoluzione della giurisprudenza costituzionale italiana, e del ruolo dei referendum (quanti, quali, negli anni, approvati o privi di quorum), e la caduta della partecipazione ai partiti, la vicenda delle proposte di legge di iniziativa popolare (numeri, percorso, esito): tutto è annotato, i dati riflettono una particolare cura nella rilevazione, non solo da fonti istituzionali.

Questo camminare della cittadinanza, lento ma continuo, sui sentieri del diritto e delle istituzioni conferma la valenza politica del fenomeno. Una prova è nel deposito civico (acquis), che segna legislazione secondaria, procedure e atti amministrativi, politiche pubbliche, sentenze dei giudici, accordi collettivi. Dimensioni e logiche di funzionamento quindi della sfera pubblica, come prima si diceva. A questo punto è sbagliato configurare ancora i cittadini come semplici recettori di una cittadinanza conferita dallo Stato: poiché di fatto essi invece “concorrono sostanzialmente, attraverso le loro pratiche, a dare forma alla cittadinanza stessa”. Dare forma. È un ruolo costituente: pensiero giuridico e politico tradizionali non riescono ancora a intenderne il senso. Perché abituati a contrapporre potere costituente/potere costituito: coppia in cui in nuce è racchiusa la memoria di violenze e tragedie storiche, che si vorrebbe esorcizzare e mai più ripetere. Ma quello che qui si svolge è altra cosa: è un processo continuato, nella permanenza della democrazia, di sviluppo della costituzione politica. Che non è una carta scritta, ma vita reale democratica cui tutti partecipano nei modi loro possibili e con crescente creatività.

Dovremo tornare su questo tema. Ma appunto si deve ringraziare Fondaca per aver posto le basi di una ricerca empirica che consente di vedere tutto ciò.

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Un commento a “Una mappa della cittadinanza in Italia”

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