Democrazia, Politica, Temi, Interventi

La autocandidatura di Berlusconi alla presidenza della Repubblica, e il sostegno che ha ricevuto dalla Lega di Salvini e dal partito di Meloni (nonché dagli ammiccamenti di Renzi), non solo offendono chi ancora crede nella democrazia e lotta per la Costituzione italiana, ma sono il segno più inconfutabile di quanto profondi sono stati i guasti di quella stagione di potere di un miliardario pregiudicato e guastatore sistematico del sistema di legalità del paese. Guasti che appunto hanno lasciato un segno che tuttora avvelena la vita pubblica. Confido che ci sarà risparmiata la vergogna di una simile elezione al Colle, ma credo che fino all’ultimo momento si dovrà vigilare e combattere.


Argomenti decisivi per questa battaglia sono indicati senza dubbio in un recentissimo libro di Giancarlo Scarpari, magistrato a Venezia, che ha riunito alcuni suoi scritti, pubblicati sulla rivista “Il Ponte”, col titolo Politica e giustizia in Italia (2001-2021), Editore Il Ponte 2021. Non si tratta di una raccolta occasionale, né di una lettura magari interessante ma frammentaria. Sono 36 densi saggi scritti nei vent’anni di cui nel titolo, e 3 scritti sulla profonda e persistente presenza di una “cultura” razzista e fascista nel nostro paese. Essi costituiscono un documento organico e puntuale – direi “in presa diretta” – della storia politica e istituzionale che negli anni Duemila ha stravolto la democrazia parlamentare italiana e attaccato i suoi fondamenti costituzionali. L’esito è così pesante che, come avverte seccamente nella prefazione Giovanni Palombarini, ora – non solo allora – “la democrazia è in pericolo” per i guasti perduranti che ci affliggono.


L’intensità e l’organicità del volume sono dovute intanto alla natura dei singoli scritti: non si tratta di articoli per quotidiano, ma di saggi che con regolarità negli anni hanno analizzato i passaggi essenziali delle vicende sviluppate col governo della coalizione Berlusconi-Bossi-Fini, e poi delle vicende successive, fino ai nostri giorni, comprese le imprese di Salvini, Renzi e i tentennamenti del Pd di Letta. Non pochi poi sono i riferimenti a vicende internazionali (Trump, Putin ecc.). Ripeto: non è un prodotto giornalistico (anche se modestamente l’autore mette il titolo di Cronache ai suoi 36 scritti). È storiografia nella forma di racconti puntuali e analisi serrate e incisive della strategia e dei colpi che il potere politico ha recato alla vita collettiva, vicenda per vicenda: se si potesse, sarebbe materiale da introdurre nelle scuole per dare consapevolezza alle nuove generazioni.


I problemi sono presentati e approfonditi con chiarezza: Scarpari oltretutto ha il dono di una scrittura rapida e illuminante, senza compiacimenti e forte di una notevole ironia, che rende più leggera la lettura, ma al tempo stesso fissa giudizi precisi su vicende controverse, ne chiarisce la portata, confuta tutti i tentativi recenti di cancellazione della memoria. Fa capire quale profondo attacco e quali pesanti risultati siano stati conseguiti, dal successo politico di destre unite dalla volontà di cancellare il senso della legalità e dei beni pubblici, a quello di “falsificare” la storia e imporre una “narrazione” nella quale il solo sospetto di pensare all’uguaglianza e alla giustizia sociale ha reso “imputabili di comunismo” comuni cittadini e uomini di legge, giudici in particolare.


Tutti i principali personaggi del governo di Berlusconi erano inquisiti: attaccando la magistratura e portando in parlamento i propri avvocati – a scrivere leggi di cancellazione dei loro reati – Berlusconi e i suoi soci hanno sovvertito la legalità costituzionale. Si è trattato di una pratica sistematica. Chi si opponeva era respinto ai margini, attaccato dalla “macchina” del fango, aggredito dai potenti media di un proprietario privato che, fattosi presidente del Consiglio, ha disposto anche della televisione pubblica per i suoi disegni. Ma lo spettacolo miserevole fu dato da stuoli di giornalisti e costituzionalisti anche molto noti, gli uni dediti a edulcorare i fatti e disinformare i cittadini, gli altri a manipolare leggi e perfino progettare una “nuova Costituzione”, nel 2006, che avrebbe messo nelle mani del capo di governo il potere di scioglimento del parlamento e disperso l’opposizione democratica. Tutta la peggiore parte del paese appariva asservita ai vincitori, brandiva il “potere di maggioranza” per distruggere principi e sistema legale. L’attacco all’indipendenza dei giudici era il perno centrale di questo disegno, corroborato da un palese incitamento a pratiche diffuse di evasione delle tasse, e anzi dall’abolizione di molte tasse ai possidenti (tassa sulle prime case, tasse di successione…) e di eliminazione del criterio costituzionale di progressività volto a ripartire più equamente il peso dei costi pubblici.


Il “sommerso” della Repubblica veniva spudoratamente alla ribalta, decenni di pratiche eversive impunite ora venivano messi “a frutto”: la massoneria “deviata” (la P2 di Gelli), le trame golpiste, i servizi segreti asserviti all’anticomunismo internazionale e pronti a dar mano allo “stragismo”, la mafia che voleva porsi come parte costitutiva del nuovo disegno della Repubblica e trovò sponda nelle stanze di Arcore… Sembra un incubo, una invenzione di una mente complottista e paranoica: e invece è stato tutto vero, è una storia che si è dipanata per quasi due decenni. E i “naturali eredi” di quella stagione vergognosa per il paese, senza più “mascherare” le radici della loro ideologia nel fascismo, ne hanno fatto professione pubblica, ostentandone linguaggio, pose e perfino disegni (“chiedere i pieni poteri”): fino a quando anche una parte dei loro sostenitori nel mondo delle imprese e dell’economia del Nord se ne spaventarono, e fecero un passo indietro. Ma il campo era devastato, non solo ovunque macerie di istituzioni democratiche, ma sulla scena solo un personale politico ormai irriconoscibile: nuovi politici, che affermavano di essersi formati nell’area moderata cattolica pretesero di “rottamare” ciò che rimaneva di una sinistra – ormai “liberata” dall’ideologia comunista – e mettersi a capo di un nuovo “moderatismo”, che nei fatti smaccatamente lavorava per dare sponda e tenere in gioco la “nuova destra” post-berlusconiana.


A rileggere questa storia, come con precisione e documentate analisi è ricostruita da Scarpari, si vede che la realtà è stata ben peggiore dei commenti che allora correvano. Sono sfuggite o sono state minimizzate tante cose, che avrebbero dovuto sollevare, ben più che allarmi, opposizione e battaglie dure dei tanti democratici che per decenni avevano dispiegato ben altre possibilità di questo paese. Ma il soggetto collettivo di questa lotta, generoso audace e variegato come fu la “sinistra italiana” (partiti e sindacati), era stato piegato e distrutto dalla sconfitta del “comunismo in un solo paese”, l’Unione sovietica. La storia più grande oscurava e rendeva inintelligibili le differenze di storie minori. È in questo contesto che si svolse la battaglia di alcuni magistrati il cui fine era riaffermare i principi scritti nella Costituzione; ed è questo che conta nonostante gli errori che anche la magistratura ha commesso”.


L’ultima tessera del “moderatismo” esibito da una destra mai estinta in questo paese è cancellare le tracce, annebbiare i ricordi, negare le differenze. Ed è il compito “culturale” cui tanti si stanno ora dedicando. Il 25 aprile negato, la storia del razzismo (del “diritto razzista” alla cui costruzione furono chiamati dal fascismo fior fiore di giuristi, cui la memoria corta nella Repubblica ha consentito di prolungare carriere fortunate…): ecco la necessità per Scarpari di inserire nelle “cronache” dell’ultimo ventennio alcune meditate riflessioni sul ventennio d’un secolo fa, così lontano ma ancora decisivo, la cui trama profonda non si riesce ad estirpare dal paese.


Questa storia deve essere ricordata, non cancellata. La campagna indecente per eleggere Berlusconi presidente della Repubblica è il più osceno tassello di quella strategia di falsificazione e cancellazione della memoria con cui il rigurgito neofascista da tempo mira a riprendere il governo in Italia.

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