Testo pubblicato in “Il Senso della repubblica” (febbraio 2023).

A distanza di pochi mesi, mi è accaduto di portare una mia riflessione nel contesto di due convegni dedicati alla guerra in Ucraina. Nel primo caso, dopo poche settimane dall’inizio della guerra, il 24 febbraio scorso, il convegno fu promosso dal Coordinamento per la Democrazia Costituzionale dell’Emilia Romagna, con la presenza di voci ed opinioni diverse, come Nadia Urbinati e Paolo Flores d’Arcais. In quel momento si sperava in una guerra lampo. Nel secondo caso, il 25 novembre scorso. La guerra continuava, in forme sempre più distruttive e nel disprezzo che ogni guerra ha per le vite. Infatti, le guerre si fanno per distruggere, terrorizzare, ferire, uccidere.

Il convegno del 25 novembre scorso, a Roma, è stato promosso dalla Associazione Salviamo la Costituzione, fondata nel 2006 dal Presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che ne fu il primo presidente. Oggi è presieduta dal costituzionalista Gaetano Azzariti. Non potevo dimenticare, in quella occasione, che il 25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza alle donne. E, non a caso, la mia riflessione fu intenzionalmente femminista, con parole che intendevano segnalare la diversità femminile alla quale appartengo. Una diversità che da tempo ha preso parola, su di è e sulla storia, guerra compresa.

Il titolo del convegno, Le derive culturali, politiche, sociali, ecologiche e istituzionali della guerra, mi ha consentito di ricavare un mio spazio che ho poi definito lunare.

Dal 24 febbraio scorso una nuova guerra si è aggiunta alle tante altre in corso, in qualche caso da tempo immemorabile. Ma questa, per ragioni storiche che conosciamo bene, sta sconvolgendoci, ogni giorno.

Il mio è un punto di vista non neutro, come il maschile che si presume universale. Sono donna, parte di una storia e di una parte del genere umano. Non lo rappresento tutto. Non rappresento neppure tutto il genere a cui appartengo. Ma, da tempo, da quando nella mia vita è entrata la boccata di ossigeno del femminismo, mi è impossibile non guardare alla storia, alla politica, al potere ignorando quanto i femminismi, anche loro plurali, mi hanno fatto comprendere

La guerra è ilpunto estremo, abissale, del dominio maschile su tutto ciò che nel mondo esiste, la natura, gli esseri viventi e i corpi. È un estremo radicato fin dall’ inizio della storia umana. Parto da un libro del 1974, che fu per me di grande nutrimento, La storia. Uno scandalo che dura da diecimila anni, di Elsa Morante.

Quale è lo scandalo? La guerra. Non a caso, pensai, quando comparve la parola di Gesù, fu considerata uno scandalo ribaltante, perché bandiva la guerra, considerata al tempo di Gesù naturale come la grandine. Fu messa in croce la predicazione della pace. Predicazione presto rimossa. Anche oggi, a est e a ovest. Non è un caso che le prime ad amare Gesù siano state donne. Gesù non le invitava né ad essere silenziose né ad essere violente.

Come comincia il racconto di Elsa Morante? Con un soldato ubriaco che stupra una donna. Maschio casualmente tedesco, donna casualmente italiana. Non è casuale, invece, il nesso fra stupro e guerra.

Donne estranee alla guerra, fuori dalla storia per un tempo immemorabile. Volute fuori, estranee, perché impegnate doverosamente in altri compiti sociali. Ma tracce di estraniamento critico compaiono, quasi dal sen fuggite.

Nell’Iliade, Cassandra, Ecuba, Andromaca, tragicamente estranee e lontane dal coraggio dei loro maschi, per i quali era meglio morire da eroi che essere sconfitti. Andromaca cercò di fermare Ettore “Ettore, non andare via da noi, da me, da Astianatte, tuo figlio”.

Simone Weil scrisse L’Iliade le poème de la force. L’Iliade è opera fondativa dell’immaginario maschile occidentale ben più dei Vangeli. Omero vince su Gesù.Normale in un Occidente cristiano? A proposito di guerra, fra forza violenta, maschile piacere, e forti emozioni, Simone sottolineava, con dolore, quanto la forza e l’uso della forza fossero affascinanti. Ma Simone, quando iniziò la seconda guerra mondiale, per le donne pensò ad altro, non all’uso della forza. Suggerì infermiere disarmate nei campi di battaglia per curare i feriti e per dimostrare che può esistere un coraggio disarmato. Questo propose a France Libre, il movimento fondato da De Gaulle per fermare Hitler, che Simone raggiunse in Inghilterra. La proposta fu considerata strana e finì in un cassetto. Christa Wolf,comunista e femminista, in Cassandra fa esplodere il suo urlo femminista. Possibile che quando una donna dice solo ciò che vede, sia ignorata, disprezzata, silenziata, non capita? Per restare in Grecia, punto di partenza della nostra civiltà, Aristofaneci prende in giro, in Lisistrata, raccontando di donne stanche di guerra che minacciano lo sciopero del sesso. Evidentemente sotto traccia qualcosa ribolliva nel sentire delle donne ateniesi e non solo.

Faccio un salto di millenni.

Virginia Woolf, in Le tre Ghinee, denuncia in modo netto, indiscutibile, il legame fra sistema patriarcale, militarismo, regimi totalitari e il nesso stretto fra potere nella sfera pubblica e potere nella sfera privata. Mussolini, patriarca, dittatore, militarista. Lo scrisse a chiare lettere nel 1929, in Una stanza tutta per sé. Ben prima, quindi, che le armi tornassero a risuonare, in Europa.

Le sue parole, in Le tre Ghinee, dicono tutto di lei.

Il modo migliore di aiutarvi a prevenire una guerra non è ripetere le vostre parole e i vostri metodi, ma di trovare nuove parole e inventare nuovi metodi.

Io in quanto donna non ho patria. In quanto donna, la mia patria è il mondo intero.

Cara sorella Virginia, sorella non perché abbiamo lo stesso sesso, ma perché la pensiamo allo stesso modo. Le tue parole raggiungono, indietro nel tempo, il cosmopolitismo dell’ateo e materialista Democrito – a me fratello – e il radicale pacifismo del cristiano Erasmo da Rotterdam, che, prima che avesse inizio la rivoluzione luterana, scrisse Il Lamento della pace. Dove spiegò, con parole le più radicali dopo quelle di fratello Francesco –  del Duecento – che la guerra non è solo crudele. È inutile e stupida.

Quello che sta ogni giorno dicendo Francesco, il Papa di oggi. Ascoltato da pacifisti, uomini e donne, quegli ingenui – ma dove vivono? – e da femministe.

Francesco è ben diverso da Papi del passato, alcuni anche in armi, e da varie chiese, che benedivano armi amiche. Got Mit Uns. La riedizione di un Olimpo patriarcale, un Dio per ogni diverso esercito. Le parole di Papa Francesco sono state ben presenti, il 5 novembre scorso, a Roma, nella grande manifestazione per la pace. Parole apparse strane, incomprensibili, a buona parte della stampa italiana, che ci ha ignorato, o quasi.

L’unico modo per spiegare la guerra, la vergogna umana per eccellenza, è porsi al di fuori, farsi, almeno per qualche istante, apolidi, guardare la terra dalla luna. Non è un caso, forse, se spesso le donne strane sono definite lunatiche. Virginia Woolf, lunatica, vide le divisioni all’interno dei movimenti pacifisti del suo tempo, e ne fu addolorata. Senza dimenticare che lei stessa fu vittima di guerra. Vedendo, da lontano, i bombardamenti sulla sua amata Londra, decise che al mondo non voleva più starci.E se ne andò.

Andarsene, uscire dal mondo, tentazione frequente.

Sia chiaro. Le donne non sono nate pacifiche e i maschi bellicosi. La spiegazione è nella storia, nella cultura. Disperazione e speranza. Speranza che non avremmo, se fosse faccenda di natura. Se i maschi fossero bellicosi per natura, nulla di buono vedremmo, come possibilità, davanti a noi. Le donne sono pacifiche per natura?

In Iraq abbiamo visto donne che partecipavano a torture per umiliare il nemico sconfitto. Arduo spiegare a un eventuale abitante della luna perché gli iracheni fossero nemici di nate e nati in USA. Lessi, poi, che una dei torturatori era, in quel momento, incinta. Naturale?

Quando furono aperte alle donne le porte degli eserciti, non molto tempo fa, pensai che ogni porta chiusa viene prima o poi aperta. Ma cosa sperai? Che le donne dicessero, no, grazie. E invitassero i maschi a fare altrettanto.

Rientro lentamente – in quanto lunatica – e con fatica nel mondo comune.

Le stesse analisi di Virginia Woolf le ho trovate in un libro recentedi Giorgia SerughettiIl vento conservatore. La destra populista all’attacco della democrazia, uscito prima della guerra. Giorgia Serughetti indica gli stessi nessi: Dio, Patria, Famiglia, da Trump a Putin, passando per Salvini. Ci sono altre e altri da aggiungere all’elenco? Mi affido alla vostra immaginazione.

È vasta la geopolitica che abbiamo sotto ai nostri sofferenti occhi. Una destra populista, una internazionale di destra. È una ferita, per me che ho alle spalle una gioventù dove l’internazionalismo era sicuramente di sinistra. O, almeno, così sentivo. La stessa analisi che fa Virginia in Le Tre Ghinee.

La sacra alleanza, fra Putin e Kirill, il patriarca di tutte le Russie – trono e altare – è una vecchia storia. Nostalgia dell’Impero che fu, da riprendersi, costi quel che costi. Femmine al loro posto e maschi al loro superiore posto. Minoranze sessuali? Che orrore! Ma c’è una matassa ancora più difficile da districare. Trump disse che non voleva più occuparsi delle disgrazie degli altri popoli. Biden, nello spazio di un mattino si ritira dall’Afghanistan. Io, lunare, pensai. Che abbiano capito che le guerre è inutile farle? Che Biden sia diventato più saggio di Putin, che bombarda in Siria? La democrazia liberale fa un passo in avanti? Invece, cosa ho scoperto? Che l’Ucraina, martoriata, è stata riempita da tempo di armi occidentali, tantissime, e di ogni tipo. Perché? Che la CIA opera da tempo in Ucraina. Perché? Non ricordo chi, nel passato, disse. L’Orso russo è difficile da stanare dalla sua tana. Ma quando ne è uscito, ancora più difficile è farlo rientrare. Allora chiedo ai grandi esperti di mondo e di guerre. Siete impreparati, non fate bene il vostro mestiere, o vi piace proprio il mestiere della guerra? L’orso lo avete voluto stanare? E l’orso si è fatto stanare e intrappolare? Tutti molto bravi, non c’è che dire, i professionisti del potere e della guerra. Non dico della politica. Perché qui dall’alto, sulla Luna, dove mi trovo, non vedo la politica. Chissà dove si è nascosta. Così come vedo un’Europa che si restringe sempre più, come un tessuto lavato a temperature troppo altre, brucianti. NATO ed Europa sono la stessa cosa? Se così fosse, o se questo fosse il futuro, cosa resterebbe dell’Europa?

Io, lunare, pensavo che era la cultura dei diritti umani – la parte migliore della storia europea – che l’Est post sovietico voleva, non le armi e i servizi segreti occidentali. Di nuovo ha ragione Virginia. Se si resta dentro lo stesso schema non di gioco, ma di guerra, le dinamiche sono sempre le stesse. In Occidente, in Oriente, nelle democrazie liberali, nei regimi ancora comunisti (quali?) e post comunisti. Vanno inventate nuove idee, nuove parole, nuovi metodi. Che non trovo né nei filo Putin né nei filo Zelensky. Né a Ovest, né a Est. Sono equidistante? No, sono sulla Luna.

Femministe, donne e uomini pacifisti hanno manifestato – correndo grande pericolo – contro la guerra, a Pietroburgo, a Mosca. Giorgia Serughetti ha recentemente ricordato le attiviste russe della Feminist anti-war resistans. Generazioni, generi e culture plurali, inedite, si affacciano all’orizzonte. Qui mi ritrovo, non più lunare. In un mondo che ancora non c’è.

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