«Un coup de dés jamais n’abolira le hasard»
(Stéphane Mallarmé, Un Coup de Dés)

Riaprire la pandemia

Il “rischio ragionato” di Draghi assume sempre più il profilo della “scommessa” di Draghi.

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi, annunciando il “Decreto Riaperture”, ha parlato di una scelta basata su un “rischio ragionato”. Quando un governo si attribuisce un “rischio ragionato”, cioè che ogni cittadina/o assume sulla sua pelle e suo malgrado, ci si aspetta che vengano esplicitati i criteri e i valori alla base del ragionamento.

In realtà non è stata fornita alcuna informazione su dati o previsioni alla base del ragionamento e neppure è stata affermata l’entità del rischio che si è scelto di correre.

Da non sottovalutare il fatto che, sia il presidente del Consiglio che il ministro della Salute, hanno evitato di citare, nella presentazione del provvedimento, una preventiva consultazione del CTS1.

Su questa decisione infatti, il CTS, ha esplicitamente dichiarato di non essere stato consultato2, chiarendo che la scelta è stata esclusivamente “politica”, prendendo parte solo in una fase successiva, alla definizione delle regole di dettaglio delle riaperture.

Inoltre, mentre il governo “ragionava” sulle riaperture è stato presentato al CTS, poi filtrato successivamente3, uno studio di Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler che conferma l’elevato rischio di quella scelta4.

In mancanza di informazioni possiamo solo fare un confronto con l’unico paese comparabile, nel continente europeo, che poche settimane fa ha iniziato a riaprire: la Gran Bretagna.

Nel momento della decisione il Regno Unito usciva da un duro e prolungato lockdown avendo, in parallelo: il 48% della popolazione vaccinata con la prima dose, 2.367 nuovi casi al giorno e 11 morti giornalieri5.

L’Italia decide di riapre con appena: il 21,7% della popolazione vaccinata con la prima dose, 8.344 nuovi casi e 301 morti al giorno6.

Ne consegue che il governo britannico, quando contava percentuali di vaccinazione analoghe alle nostre, ha preferito proseguire con le chiusure per molte settimane, consentendo così l’effettiva e tangibile riduzione del numero di morti e dei contagi giornalieri e poter, contestualmente, raggiungere una buona copertura vaccinale.

Il Primo Ministro Boris Johnson7, anche in presenza di una condizione assai più favorevole di quella italiana, ha sentito l’esigenza di chiarire, senza mezzi termini, che con la riapertura sarebbero aumentati sia i contagi che i decessi. Non ha parlato di “rischi ragionati” o “calcolati”, ha unicamente esplicitato le conseguenze prevedibili della decisione.

Un aspetto da non sottovalutare inoltre, riportato da diversi esperti in questi mesi, consiste nell’elevato rischio di favorire l’emergere di varianti vaccino resistenti, a causa della pressione selettiva dovuta alla coincidenza della campagna vaccinale con l’elevata circolazione del virus.

Questa ipotesi è resa evidente già oggi infatti, le varianti più contagiose in circolo sono emerse proprio da quei paesi che inizialmente (vedi UK) e più di recente (vedi Brasile, India, Nigeria e Sud Africa), hanno permesso, per vari motivi, un’alta circolazione del virus nella popolazione8.

Non vi sono quindi evidenze razionali che supportino un qualsiasi ragionamento alla base delle “riaperture” di fine aprile o queste non sono state condivise con i cittadini.

Appellarsi alla sopravvivenza dell’economia, a fronte di tutto questo, risulta poco sensato: riaprire prematuramente, con il probabile aumento dei decessi e dei contagi, ha come conseguenza inevitabile la successiva chiusura anche durante l’estate. Questa eventualità sarebbe davvero catastrofica per l’economia e potrebbe mettere a rischio anche la partenza del Recovery Plan.

Inoltre, ad oggi, a fronte di una naturale stanchezza e della giustificata sofferenza da parte di molti lavoratori e imprese, non vi è traccia di una genuina “rabbia sociale”, che verrebbe innescata in presenza di una ulteriore fase di lockdown, senza contare la generalizzata perdita di credibilità dell’intero sistema politico9.

Sistema politico e irreversibilità

La verità, spiegano i logici, non è retroattiva.

Come ricordano gli esperti, il rischio calcolato è, ad esempio, quello del giocatore alla roulette che punta sul rosso: la probabilità di vincere è quasi del 50%, ma il calcolo in sé non è giusto o sbagliato. Se esce il nero mentre si è puntato sul rosso il calcolo non è errato e viceversa.

Quella che va giudicata quindi non è la fortuna dello scommettitore ma le premesse alla base della scommessa.

Eliminata tuttavia la possibilità che la scelta delle riaperture anticipate abbia una base razionale intellegibile, dovremmo valutare questa pericolosa attitudine alla scommessa da un diverso punto di vista.

Dobbiamo renderci conto che il sistema politico, per sua natura, ha una grande difficoltà a comprendere come alcune scelte oggi siano irreversibili.

Come osservava Niklas Luhmann10 un sistema “democratico” è caratterizzato dalla reversibilità delle decisioni11. Il sistema ha costitutivamente la possibilità di tornare sui propri passi. Le scelte disponibili non vengono mai completamente escluse ma, semplicemente, ne vengono selezionate alcune in un dato momento.

Una qualsiasi decisione può essere rivista: si possono scegliere politiche di bilancio restrittive e poi più espansive, si possono abbassare le tasse e poi rialzarle, favorire il lavoro precario e poi tornare a un lavoro maggiormente garantito.

Oggi questo è reso particolarmente evidente anche dal comportamento ondivago dei singoli politici, ora più che mai pronti a repentini cambiamenti di posizione su qualsiasi tema.

Si seleziona una certa politica, in risonanza con l’ambiente del sistema politico12 tanto nel normale gioco politico, a più livelli, si possono sempre rivedere le scelte adottate.

Tuttavia, in temi come la pandemia e il collasso climatico le scelte sono strutturalmente irreversibili.

Ad esempio, il tema di una politica economica fallimentare del governo, mette in crisi l’economia, genera licenziamenti a catena e crisi sociale, ma appare sempre e comunque reversibile13 e modificabile da un governo successivo. Diversamente una scommessa sulla crisi pandemica o sul collasso climatico è invece una minaccia “irreversibile” per la popolazione.

Il normale gioco di mediazioni, in una continua disponibilità di opzioni sempre reversibili, non è più fondato razionalmente e trasforma il “rischio ragionato” in una serie di scommesse “politiche” prive di senso.

Inoltre, un aspetto discusso spesso in modo superficiale, è il carattere immediatamente collettivo delle sue conseguenze. Le scelte politiche sono sempre collettive ma ora questo ha un senso completamente diverso da quello cui sono abituati i sistemi democratici14.

In queste nuove emergenze i comportamenti difformi, individuali o di organizzazioni15, non sono più semplici violazioni effettivamente mediabili in un sistema democratico tradizionale, ad esempio tramite un processo giudiziario e neppure lo sono tramite la protesta, che non è più gestibile politicamente.

La mediazione risulta irrilevante dato che i comportamenti difformi rappresentano una minaccia diretta all’intera popolazione16, al netto di tutti gli appelli alle libertà individuali, religiose o magari d’impresa.

È abbastanza evidente come questo sia problematico e comporti molti rischi che tuttavia dobbiamo accettare come un fatto. Dovremmo cercare di comprendere questi aspetti invece di inseguire generici ed ineffettivi appelli alle libertà perdute17.

Ludopatia

Continuando a trattare la pandemia come una normale crisi economico/politica e non biologico/ecologica e tentando quindi di applicare ad essa le stesse dinamiche di mediazione del passato18 si determina un comportamento che assume tratti ludopatici: il sistema politico «È assorbito dal gioco, per esempio è continuamente intento a rivivere esperienze trascorse di gioco, a pianificare la prossima impresa di gioco, a escogitare modi per procurarsi denaro per giocare»19.

Citare la classificazione clinica dei disturbi mentali non è casuale, lo stesso Luhmann osservava come: «La politica, anche e soprattutto nelle società industriali, si attua con l’aiuto determinante di apparati di dominio puramente personali; si fonda, perciò su tipi di relazione arcaico-tribali…»20.

Questa struttura, negli anni passati, era già «… assai poco adatta ad attuare trasformazioni strutturali ricche di conseguenze»21, oggi, nel nuovo contesto, nel suo rifiuto ludopatico della razionalità, rappresenta una minaccia diretta alla società.

Nella pandemia stiamo osservando, data la velocità degli eventi, gli stessi meccanismi che ci hanno progressivamente portato al collasso climatico e che stanno ancora guidando le logiche inadeguate della “transizione ecologica”22.

In questa situazione, può anche essere sostanzialmente irrilevante la prevalenza elettorale della “destra” o della “sinistra”: i maggiori pericoli provengono infatti dal mondo politico nel suo complesso, dalla sua distorsione cognitiva ludopatica di un illusorio controllo degli esiti delle scommesse che, su temi dove le decisioni sono irreversibili, non potranno essere ripetute.

La ludopatia del sistema politico appare, oggi, una minaccia esistenziale per la società. Dovremmo accettare che la scala dei problemi è cambiata in modo irreversibile.

Oppure potremo solo domandarci: quale sarà la prossima scommessa?

Note

1 Comitato Tecnico Scientifico.

2 Il CTS lo ha dichiarato a proposito della questione marginale del coprifuoco, ma è evidente che segnala il fatto di non essere stato consultato sul provvedimento.

3 Lo studio non è stato ancora reso pubblico e non è neanche chiaro se sia stato preso in considerazione nella scelta. Vedi: https://www.corriere.it/cronache/21_aprile_26/studio-segreto-riaperture-morti-stabili-fino-15-luglio-62a4ee8a-a6cd-11eb-b37e-07dee681b819.shtml

4 I morti giornalieri prevedibili potevano essere dimezzati anche semplicemente ritardando le riaperture di un mese.

5 Dati del 12 aprile, giorno della riapertura nel Regno Unito.

6 Dati del 26 aprile, giorno della riapertura in Italia.

7 Dopo aver accantonato definitivamente le iniziali teorie sull’immunità di gregge.

8 Alcune di queste varianti inoltre, come quella “indiana”, in presenza di una circolazione elevata del virus, possono inoltre rendere i modelli epidemiologici, già preoccupati, troppo ottimistici.

9 Ricordiamo che l’attuale governo include quasi tutte le forze politiche e larga parte di quelle rimaste fuori dalla maggioranza spingono con forza per aperture addirittura più decise.

10 Vedi ad esempio Niklas Luhmann, Stato di Diritto e Sistema Sociale, Guida Editori, 1978.

11 Si può essere più o meno d’accordo con Luhmann ma questo è poco rilevante se accettiamo che comunque la reversibilità delle decisioni è, almeno, uno dei tratti di un sistema politico democratico.

12 Risonanza che può essere effettiva o supposta. Senza dimenticare che l’ambiente del sistema politico, evidentemente, non è ristretto all’elettorato.

13 Anche se in casi come la crisi economica greca ha avuto pesantissimi effetti diretti sulla popolazione, alzando in modo evidente la mortalità.

14 Una politica economica fallimentare mette in crisi l’economia, genera licenziamenti ma in generale appare sempre reversibile (anche se in casi estremi, come in Grecia ha avuto pesantissimi effetti sulla popolazione alzando in modo evidente la mortalità). Una scommessa sulla crisi pandemica o su collasso climatico è invece una minaccia esistenziale alla popolazione.

15 Economiche, religiose o politiche.

16 Ad esempio, in USA ci si inizia a confrontare col problema che una parte rilevante vicina alla metà della popolazione rifiuta la vaccinazione mettendo potenzialmente a rischio diretto, durante una pandemia, tutta la popolazione (vedi ad esempio: https://www.washingtonpost.com/opinions/the-us-has-vaccinated-half-of-adults-the-problem-is-the-second-half/2021/04/21/b45e3bee-a2b5-11eb-85fc-06664ff4489d_story.html).

17 Tuttavia, si può ricordare quello che diceva Karl Polanyi: «La scoperta della società è l’ancora della libertà. La coscienza umana è nata da limitazioni a cui l’uomo si è rassegnato». (Karl Polanyi, La Grande Trasformazione, Einaudi, 1974).

18 Seppure in un‘apparente eccezionalità, il governo di quasi unità nazionale italiano ne è solo un esempio.

19 Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, DSM-IV, 1994.

20 Niklas Luhmann, Stato di Diritto e Sistema Sociale, cit.

21 Ibidem, cit.

22 Sarebbe utile rileggere criticamente evidenziando i limiti e le opportunità che l’analisi: Niklas Luhmann, Comunicazione Ecologica. Può la società moderna adattarsi alle minacce ecologiche?, Franco Angeli, 1989.

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