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Race2Paris, l’importanza dei trasporti pubblici nella lotta al Climate Change

Il rapporto sul settore dei trasporti in Europa inaugura l’attività di SET-NET, un nuovo think tank fondato da sei centri studi: Corporate Europe Observatory (Belgio), CRS (Italia), Fuhem educacíon ecosocial (Spagna), MINERVA progressive denktank (Belgio), Momentum Institut (Austria) e Transnational Institute-TNI (Olanda). Lo scopo è rivendicare politiche europee che siano all’altezza della crisi ecologica e sociale in corso da trent’anni.

Qui il link al sito di SET-NET contenente il rapporto completo:
https://set-network.eu/race2paris

Il trasporto resta l’unico grande settore economico all’interno dell’Unione Europea le cui emissioni siano aumentate dal 1990.

Lo studio di Race2Paris, pubblicato il 23 gennaio scorso, sul settore dei trasporti in sette stati membri dell’UE e a livello dell’UE nel suo complesso, rivela l’immensa portata delle trasformazioni necessarie per allinearlo agli obiettivi climatici degli Accordi di Parigi, lasciandosi alle spalle la dipendenza dai combustibili fossili a vantaggio di sistemi di mobilità a basse emissioni di CO2. “Per quanto riguarda l’allarmante sviluppo secondo cui probabilmente, quest’anno, le emissioni dei trasporti nell’UE raggiungeranno un picco di quasi 800 milioni di tonnellate di CO₂, abbiamo bisogno di impegni irrevocabili per le misure e gli obiettivi che sono già stati concordati e del coraggio di fare il possibile nella lotta contro la crisi climatica invece del minimo indispensabile”, avverte Moritz Neujeffski, autore dei casi di studio tedesco ed europeo. Affrontare questa sfida colossale richiede ingenti investimenti pubblici per ridurre efficacemente le emissioni e passare a pratiche di trasporto sostenibili.

Ogni nazione si trova ad affrontare sfide uniche, che richiedono soluzioni su misura. Tuttavia, esistono anche problemi comuni, come il sottoinvestimento nell’infrastruttura ferroviaria pubblica, sulla quale, in particolare, occorre spostare il grosso del trasporto merci.

Tra i paesi esaminati, la Germania è alle prese con la duplice sfida di aumentare gli investimenti ferroviari e di superare la resistenza della potente lobby automobilistica all’introduzione di un limite di velocità in autostrada e all’eliminazione graduale dei motori a combustione. Analogamente, sia l’Austria che il Belgio lottano contro l’eccessiva dipendenza dai sistemi di auto aziendali, che richiede una riforma globale per allinearsi agli obiettivi di mobilità sostenibile. Nel frattempo, i Paesi Bassi e la Repubblica Ceca stanno assistendo a un forte aumento dei SUV, che rende tanto più difficile affrontare le sfide in termini di emissioni. Nelle regioni rurali dell’Italia e della Spagna, la mancanza di infrastrutture di trasporto sostenibili rimane un ostacolo significativo al progresso.

Uno dei risultati principali del rapporto è che la trasformazione del settore dei trasporti è cruciale per i singoli paesi, ma è anche un imperativo collettivo per l’UE nel suo complesso. “Soprattutto in Austria – dove probabilmente il Partito della Libertà (FPÖ) di estrema destra e il Partito popolare conservatore (ÖVP) formeranno una coalizione e hanno già presentato tagli radicali alle misure di lotta al riscaldamento climatico come parte di un pacchetto di austerità – è fondamentale che l’UE stabilisca un quadro di politica climatica efficace e quindi vincolante per i suoi Stati membri”, sostiene Barbara Schuster, autrice del caso di studio austriaco.

Dallo studio emerge chiaramente come il successo degli sforzi di mitigazione dipenda dall’allineamento degli interventi normativi, degli investimenti pubblici e della cooperazione industriale. Nel complesso panorama della trasformazione dei trasporti, Race2Paris sottolinea la necessità di un approccio multidimensionale, che metta in conto alti investimenti finanziari e preveda anche strategie di collaborazione transfrontaliera. Solo attraverso tali sforzi concertati gli Stati membri dell’UE possono sperare di rimodellare i loro settori dei trasporti, aprendo la strada a un futuro sostenibile. “Gli obiettivi fissati con gli Accordi di Parigi non sono più raggiungibili nell’orizzonte temporale previsto, a maggior ragione a causa del ritiro di Trump. Tuttavia, gli scienziati del clima ci avvertono che ogni decimo di grado conta. Pertanto, è più che mai vitale continuare la lotta contro il riscaldamento climatico: il settore dei trasporti, in quanto una delle principali fonti di emissione, deve essere al centro delle nostre preoccupazioni. Il Green Deal europeo non è all’altezza delle necessità, tuttavia l’Unione Europea e i suoi Stati membri devono almeno attenersi agli impegni assunti “, conclude Alessandro Montebugnoli, co-autore del case study italiano.

Queste, in sintesi, le raccomandazioni contenute nello studio:

  1. Trasporto pubblico gratuito per tutti. Per garantire l’accessibilità dei trasporti pubblici, è fondamentale rendere permanenti le misure temporanee di riduzione dei prezzi, soprattutto considerando la crisi del costo della vita. Garantire servizi a prezzi accessibili per tutti, e in particolare per i giovani, contribuirà a un maggiore utilizzo mezzi collettivi e a ridurre la dipendenza dai veicoli privati.
  2. Adottare un Piano europeo di investimenti. L’attuazione a livello europeo di un’iniziativa di investimento finanziariamente impegnativa è indispensabile per rivitalizzare l’infrastruttura ferroviaria in tutti gli Stati membri. Questo approccio globale è funzionale alla realizzazione di modalità di trasporto rispettose dell’ambiente e al tempo stesso al miglioramento della connettività
  3. Potenziare i treni notturni. È necessario un cambiamento radicale nella legislazione che disciplina i viaggi internazionali in treno. I treni notturni devono affermarsi come un’alternativa valida e attraente ai voli, nel quadro di una strategia complessivamente orientata a ridurre le emissioni di CO2 associate al trasporto aereo.
  4. Fermare la privatizzazione delle infrastrutture di trasporto pubblico. È necessaria una legislazione chiaramente orientata a contrastare ulteriori privatizzazioni e liberalizzazioni delle infrastrutture ferroviarie e di trasporto pubblico. Dovrebbero essere in vigore leggi più severe per proteggere e migliorare le alternative pubbliche, promuovendo una cultura meno dipendente dalle singole auto e più favorevole a modalità di trasporto sostenibili e condivise.
  5. Rendere i SUV poco attraenti. L’aumento delle immatricolazioni di SUV mette a dura prova il clima. I SUV dovrebbero essere utilizzati solo quando sono essenziali per scopi operativi o attività che richiedono specificamente alte capacità di carico. In futuro, inoltre, le tariffe di parcheggio dovrebbero essere adeguate per riflettere il peso e le dimensioni dei veicoli, promuovendo anche per questa via scelte di trasporto più rispettose del clima.
  6. Implementare le migliori pratiche in materia di pianificazione urbana. Per orientare gli attuali regimi di pianificazione urbana verso la promozione di metodi di trasporto più rispettosi dell’ambiente, le città devono riallocare lo spazio stradale in modo da dare priorità ai percorsi pedonali, alle infrastrutture ciclabili e all’espansione delle opzioni di trasporto pubblico. Inoltre, la moltiplicazione di spazi verdi integrati nel tessuto urbano e l’attuazione di politiche che promuovano programmi di car sharing (con veicoli elettrici) possono incoraggiare ulteriormente il passaggio a modalità di trasporto più sostenibili.
  7. Considera gli aspetti etici della transizione alle auto elettriche. Sebbene le auto elettriche siano spesso viste come una soluzione trasformativa, è essenziale valutarne criticamente l’impatto. Ciò include la considerazione dell’impatto ambientale e sociale dell’estrazione delle risorse minerarie necessarie alla loro produzione e la lotta allo sfruttamento dei lavoratori nel Sud del mondo. È fondamentale infine affermare la priorità di pratiche etice e sostenibili all’interno dell’industria dell’auto elettrica e la prevalenza del trasporto pubblico rispetto all’uso individuale dell’automobile, anche elettrica.

Informazioni su SET-NET
La rete di think tank socio-ecologici (SET-NET) è stata fondata in risposta all’escalation delle disuguaglianze sociali, all’aggravarsi della crisi climatica e all’ascesa di partiti populisti e di estrema destra in tutta Europa. Come gruppo di sei membri fondatori, vogliamo contribuire a un’evoluzione giusta ed ecologicamente sostenibile dell’economia e della società. Collaborando al di là delle frontiere e a diverse scale istituzionali, miriamo a rafforzare il nostro impatto collettivo sulle questioni politiche europee e globali. I membri fondatori sono: Corporate Europe Observatory (Belgio), Centro per la Riforma dello Stato (Italia), Fuhem educacíon ecosocial (Spagna), MINERVA progressive denktank (Belgio), Momentum Institut (Austria) e Transnational Institute – TNI (Paesi Bassi).

Contatto per richieste stampa

Nina Spurny
Istituto Momentum
nina.spurny@momentum-institut.at
+43 664 102 32 80

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