Democrazia, Diritto, Politica, Temi, Interventi

Celebrato dai media il 17 febbraio, data dell’arresto di Mario Chiesa nel lontano 1992, il trentennale di Tangentopoli e Mani pulite ha riproposto la narrativa consolidata di quella stagione: il crollo per via giudiziaria di un sistema politico corrotto, la rivolta della società civile pulita contro la partitocrazia marcia, l’inizio dello scontro fra ceto politico e magistratura che si trascina, aggravandosi, fino ai giorni nostri. Ma quella stagione fu anche, anzi soprattutto, l’inizio di un cambiamento di sistema che sotto le insegne apparenti di una “rivoluzione di velluto” civica e progressista spianò in realtà la strada a una reazione neoconservatrice. Populismo (più o meno giustizialista), antipolitica, liquidazione dell’intervento pubblico a favore della mano invisibile del mercato, mitologia della società civile e della disintermediazione, divaricazione fra legalità e legittimazione, torsione maggioritaria del sistema politico, tentazione presidenzialista, moralizzazione del discorso politico: nasce allora il catalogo di una crisi di sistema dalla quale non siamo mai usciti. Se il trentennale ce la ripresenta avvitata su sé stessa più che mai, bastava il decennale per mettere a fuoco i paradossi e le contraddizioni di un cambiamento che impiegò poco tempo a rovesciarsi nel suo contrario. In questa chiave riproponiamo qui un inserto speciale de “il manifesto” del 16 febbraio 2002, tuttora preciso, e profetico, nell’individuazione delle tendenze e delle derive inaugurate dalla congiuntura Tangentopoli-Mani pulite.

Qui il fascicolo completo

Un commento a “Il rovescio di Tangentopoli”

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