Il Covid ci ha dato ragione. Lo abbiamo gridato esattamente un anno fa, l’8 luglio del 2020, nel pieno della pandemia, nella nostra prima Assemblea della Magnolia, che ha visto l’adesione dei tanti luoghi delle donne e di tantissime altre donne, associazioni, singole, donne dei movimenti e delle istituzioni. Diverse ma insieme, riunite per capire cosa era successo e cosa ci era successo, ma anche per riprendere parola pubblica.
Oggi, come ieri, è sempre più necessario.
Il Covid ci ha dato ragione, ma la lezione del Covid rischia di essere messa tra parentesi. Contro l’unanimismo imperante, serve un’altra visione, pensieri lunghi e scelte coraggiose per non ripetere le vecchie ricette, per non riproporre la follia dello stesso modello di produzione e di consumo, che distrugge l’ambiente e determina lo sfruttamento delle persone e degli animali, per non rilegittimare il fallimento delle politiche liberiste, che hanno costruito disuguaglianze, povertà, smantellato i sistemi pubblici di protezione sociale e di tutela dei diritti del lavoro.
È stata, quella del Covid, una crisi della cura, ma il cambiamento non c’è.
Anni e anni di tagli, privatizzazioni, riduzione dei servizi alla persona, assunzione del mercato come unica regola della vita, hanno prodotto una società più ingiusta. Persino la politica dei vaccini, condizionata dalle grandi corporation farmaceutiche, ha dimostrato che la salute e la vita dei più è subordinata al profitto di pochi.
Lo stato sociale non c’è più: lo hanno trasformato da un sistema per sostenere la fruizione dei diritti e la costruzione dell’uguaglianza, a un coacervo di misure per attenuare le povertà e le disuguaglianze determinate dalle politiche liberiste, dalle privatizzazioni e dall’innovazione. Le politiche sociali praticate oggi, lungi dall’essere strumento della lotta delle donne per la loro libertà, rischiano di ribadirne il destino subalterno, meritevole al massimo di un bonus di sostegno finanziario.
Nella sanità, abbiamo scoperto che da anni opera un’organizzazione ormai gracile, pronta a polverizzarsi, che le Residenze per anziani sono diventate luoghi di deposito e di parcheggio dei corpi. Da quei luoghi tanti, troppi se ne sono andati in silenzio. Colpiti, perché vecchi, dalla violenza che li considera improduttivi e considera inutile la loro esistenza. Così come è violenza aver costretto tante donne a sacrificarsi per tenere insieme i bisogni dei piccoli e dei grandi.
Il Covid ha evidenziato che la crisi climatica che sta mandando al collasso il pianeta non ha soluzione senza le donne e senza la parità di genere non può neanche realizzarsi la giustizia climatica e un vivibile modo di stare al mondo.
La pandemia, precipitata addosso a una società già resa fragile dalle politiche liberiste, ha rovesciato sulle donne il peso di tutte le fragilità.
Oggi le donne – e tra le donne soprattutto quelle straniere – sono più povere, più precarie e il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione sono stati di ben poco aiuto per evitare la perdita dei loro posti di lavoro. Tutte le scelte di gestione dell’epidemia hanno prodotto un aumento della fatica delle donne, dalla DAD, al cosiddetto smart working, al contingentamento e al distanziamento, alle restrizioni per anziani, malati e disabili. Le donne, impiegate prevalentemente nei servizi, nell’assistenza e nel commercio, hanno dovuto in gran numero restare a lavorare in presenza, a prendere i mezzi pubblici, per consentire a tutti gli altri di rispettare i lockdown, neppure difese dagli accordi stipulati, dopo aspre battaglie, dai sindacati con le imprese.
Una società incapace di prendersi cura dei viventi, è una società non solo ingiusta, ma anche più fragile, più esposta.
Come ha scritto il Gruppo delle femministe del mercoledì, il Covid-19 ha scoperchiato la vulnerabilità dei nostri corpi, trasformato i ritmi della giornata. Le abitudini sono state sradicate dalla dilatazione del tempo che ha reso difficili le relazioni. Non solo nella cerchia più stretta ma là dove c’era la possibilità di incontro con gli altri, gli estranei, capace di produrre curiosità e scoperte. Qualcuna si chiede se stiamo accettando di sopravvivere rinunciando a vivere.
La presenza del Covid-19 ha cancellato dalle menti le rivolte contro i regimi e le stragi per reprimerle; le lotte delle donne per le libertà negate; le guerre; i disastri ambientali sempre più incontrollabili. Naufraghi chiedono soccorso per giorni nell’indifferenza dell’Europa, muoiono nel Mediterraneo mentre il presidente del Consiglio italiano va in Libia e ringrazia la guardia costiera per i migranti “salvati”.
La nostra società è stata abbandonata all’incuria. La pandemia l’ha scoperta e aggravata. Per questo noi vogliamo cambiare il punto di vista con cui si guarda al mondo. Vogliamo una società e delle comunità che non sfruttano, non estraggono ricchezza dagli altri e dal pianeta, ma se ne prendono cura, lo custodiscono. Una società dei beni comuni.
Noi vogliamo avviare la “rivoluzione della cura”, che per noi significa passare da un mondo in cui tutto si misura per prestazioni a un mondo in cui diventano fondamentali le relazioni; che per noi significa un posizionamento politico e culturale, per ricostruire il legame sociale, per una nuova idea di politica e di giustizia basata sull’interdipendenza e sulla relazione per ridisegnare un nuovo modo di stare al mondo. Una rivoluzione della cura che si contrappone alla cosiddetta “care economy” oggi usata per coprire e per “modernizzare” la crisi del welfare, di fatto per rendere inesigibili i diritti che il welfare ha storicamente assunto dalla carta costituzionale. Una rivoluzione della cura che mette al centro il rispetto dell’altro, i diritti e le libertà di tutte e di tutti, a partire dal diritto alla cittadinanza e dal riconoscimento di tutte le soggettività LGBTQ+.
Di tutto questo non vi è traccia, non solo nel PNRR ma anche nella visione politica del governo. Cambiare rotta comporta scelte non indolori. Ma l’insufficienza del PNRR non ammette silenzi. Rivendichiamo un approccio radicale e femminista, per cambiare i meccanismi sociali ed economici che proteggono un sistema di potere fatto di gender pay gap, di cultura della violenza e dello stupro, di cristallizzazione dei ruoli di genere nelle famiglie, di connivenza con la cultura patriarcale. Rivendichiamo di essere femministe e quindi contro le guerre, contro l’aumento delle spese militari e per la proibizione assoluta delle armi nucleari.
E chiediamo
-che si garantiscano dignità, diritti, tempi di vita per tutte e tutti;
Come ci ha insegnato il Covid, il cambiamento, profondo e radicale, è necessario. Ma ancora non c’è, né ci sarà, senza le donne!
Per questo, oggi più di ieri, serve la cultura e il pensiero delle donne, la mobilitazione, la conflittualità, la forza delle donne. Per questo dall’Assemblea di oggi, tutte insieme, diverse ma unite, lanciamo questo appello che è rivolto alle donne, a tutte le donne, ma che intende entrare in connessione con tutte le esperienze e realtà che hanno costruito pratiche sociali, di resistenza e di progettualità. Chiediamo di discuterlo e, se si vuole, di condividerlo, sottoscriverlo. Il nostro obiettivo è costruire insieme un percorso, per promuovere una grande manifestazione di donne, di tutte le donne, ma anche di tutti quelli che sono consapevoli che la rivoluzione della cura è una necessità per il mondo, per le nostre società, per le nostre vite.
25 settembre 2021, Manifestazione nazionale a Roma “DONNE IN PIAZZA” – “Ripresa? La rivoluzione della cura è tutta un’altra storia!”.
Roma, 8 luglio 2021 L’ASSEMBLEA DELLA MAGNOLIA
Per adesioni, scrivere a: segreteria@casainternazionaledelledonne.org
Maura Cossutta, Michela Cicculli, Ada Donno, Floriana Lipparini, Giulia Rodano, Laura Onofri, Susanna Camusso, Monica Di Sisto, Nicoletta Dentico, Maria Luisa Boccia, Maria Luisa Celani, Angela Ronga, Giorgia Serughetti, Livia Turco, Lea Melandri, Libera Università delle Donne di Milano, Casa delle donne di Milano, Casa delle donne di Lecce, Casa delle donne dell’Aquila, Ass. Donatella Tellini, Ass. Donne TerreMutate, Casa delle Donne di Torino, Casa delle donne di Pisa, CGIL Politiche di genere, Titta Vadalà, Antonia Sani, Adriana Nannicini, Laura Fortini, Francesca Koch, Barbara Romagnoli, Silvia Neonato, Elena Gagliasso, Cecilia D’Elia, Oria Gargano, Marta Bonafoni, Be free, Arianna Ugolini, Nadia Palozza, Lella Palladino, Francesca R. Recchia Luciani, Festival delle donne e dei saperi di genere – Bari, Paola Patuelli, Teresa Manente, Differenza donna, Stefania Tarantino -Studi femministi, Monica Cirinnà, Alessandra Mecozzi, Annamaria Carloni, Silvana Pisa, Maristella Urru, Barbara Romagnoli, Barbara Piccinini, Bianca Pomeranzi, Maria Rosa Cutrufelli, Laura Storti, Loretta Bondi, Roberta Agostini, Nadia Pizzuti, Marina Del Vecchio, Stefania Vulterini, Teresa Lapis, Jessica Ferrero, Pina Mandolfo, Anna Novellini, Concetta De Pasquale, Nadia Filippini, Teresa Lucente, Nadia Boaretto, SNOQ-Udine, Maria Pia Tamburlini, Manuela Maieron, Roberta Corbellini, Clara Orso, Chiara Zanetti, Chiara Gallo, Liviana Calabrò, Rita Martin, Rosalba Perini, Forum per il Diritto alla Salute Lazio, Medicina Democratica Roma, Rosalba Perini, Andreina Baruffini, WILPF Italia, Giovanna Martelli, SNOQ Torino, Coordinamento Nazionale Comitati SNOQ, Maria Teresa Sorrentino, Enrica Guglielmotti, Laura Cecilia Rizzo, Anna Vernarelli, Elisabetta Papini, Vita di donna, Susanna Stivali, Silvia Neonato, Nadia Filippini, Alisa Del Re, Rosaria De Matteis, Angela Sajeva, Anna Maria Carloni, Dalila Novelli, Patrizia Sterpetti, Costanza Fanelli, Isabella Peretti, Lisa Canitano, Donatella Artese, Enrica Manna, Beatrice Pisa, Maria Teresa Santilli, Silvana Pisa, Luisa Rizzitelli, Stefania Vulterini, Maria Grazia Ruggerini, Muovileidee Associazione Culturale, Maria Fabbricatore, Maria Antonietta Macciocu, Stefanella Campana, Ass. Fairwatch, Eleonora Data, Delia Murer, Ass. Le funambole, Luisella Zanin, Ass. POP idee in movimento, Stefania Graziani, Ass. Il Cortile-consultorio psicanalisi applicata, Anna Pizzo, Femministe della società della cura, Associazione cittadinanza e minoranze, Clara Bondesani, Coop. Sociale E.V.A., One Billion Rising Italia, Rebel Network, Assist Ass. Naz. Atlete, Benedetta Rinaldi Ferri, Maria Palazzesi, Carla Quaglino, Assolei Sportello Donna, Pasqualina Napoletano, Luisa Menniti, Associazione LeNove – studi e ricerche, Le Cattive Ragazze, Enrica Anselmi, Valentina Fasola, Milena Fiore, Giovanna Cuminatto, Pina Mandolfo, Centro cultura delle donne Hannah Arendt- Teramo, Gabriella Rossetti, Maritè Calloni, Anna Novellini, Rosaria De Matteis, Maria, Teresa Sorrentino, Enrica Guglielmotti, Laura Rizzo, Stefanella Campana, Eleonora Data, Luisella Zanin, Stefania Graziani, Clara Bondesani, Susanna Crostella, Rete Città delle donne Nazionale e Roma, ALEF Associazione Leadership e Empowerment Femminile, Gabriella Anselmi, Alberta De Simone, Marina Genti, Maurizia Guerini, Geni Sardo, Daniela Dacci, Giovanna Zitiello, Rita Martin, Tiziana Valpiana, Paola Meneganti, Vinzia Fiorino, Centro Mara Meoni-Siena, Annamaria Riviello, Paola Iacopetti, Rita Rocca, SNOQ Udine/Tolmezzo, Elettra Deiana, Daniela Polenghi, Anna Luisa Micheli, Paola Malacarne – Toponomastica femminile Firenze, Margherita Granero.
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